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‘Ti portiamo in piscina, ma non devi urlare’, il racconto choc della turista violentata in penisola sorrentina

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Una storia agghiacciante emerge dall’ordinanza di custodia cautelare con la quale il gip del Tribunale di Torre Annunziata ha spedito in carcere cinque ex dipendenti di un albergo di Meta, accusati di violenza sessuale aggravata. Fabio De Virgilio, Antonino Miniero, Raffaele Regio, Gennaro Davide Gargiulo e Francesco Ciro D’Antonio – quest’ultimo licenziato subito dopo l’arresto – hanno drogato poi spogliato e stuprato una donna ospite dell’hotel insieme a sua figlia. L’hanno fotografata, derisa e seviziata.
“Nessun essere umano merita di subire ciò che è successo a me”, racconta la donna al proconsole dell’ambasciata britannica a Roma.
È il 7 ottobre 2016, quando la vittima contatta il tour operator incaricato di assistere i vacanzieri britannici durante il loro soggiorno in Costiera. L’incontro tra i due avviene all’aeroporto di Napoli, dove la donna racconta di essere stata invitata a bere un drink nel bar dell’hotel e di aver subito avuto la sensazione di essere stata drogata; infine, di essere stata abusata prima dai due baristi nei pressi della piscina e poi da un gruppo di uomini in una stanza buia adibita ad alloggio del personale. Tornata in Inghilterra, al consultorio per le aggressioni sessuali, racconta i particolari della violenza di cui è stata vittima: “Dopo aver bevuto quel cocktail racconta la cinquantenne mi sono sentita strana. A un tratto i due baristi mi hanno detto: Ti portiamo in piscina, ma non devi urlare. Poi mi sono ritrovata senza vestiti, spinta su una sedia sdraio”.
Sotto l’effetto del Ghb, sciolto nel drink, la donna viene abusata e accusa un malore. A questo punto viene rivestita e affidata a Gennaro Davide Gargiulo che la vittima riconosce per il tatuaggio a forma di corona sul collo. il giovane l’abbraccia, la rassicura e la porta in una grande stanza. Ma qui trova una decina di uomini seminudi e, nonostante sia stordita dalla droga, intuisce ciò che l’attende. Il timore di essere nuovamente abusata trova conferma quando, pochi minuti più tardi, viene spinta sul letto: gli stupratori la denudano, lei tenta in tutti i modi di allontanarli, respinge uno di loro che, per tutta risposta, la schiaffeggia. “Uno di loro mi ha tappato la bocca riferisce Joanne ai medici. Dietro di me c’era un altro che gli intimava di fermarsi. Hanno litigato, li ho pregati di risparmiarmi. Il giovane che sembrava venire in mio soccorso mi ha accarezzato i capelli, invece mi ha steso sul letto e mi ha violentata”.
In un secondo momento, le immagini dello stupro finiranno in una chat i cui partecipanti si vanteranno di aver fatto sesso con una “milf”. L’esame del dna conferma tutto e consente alla Procura di Torre Annunziata e alla polizia di Sorrento di ricostruire le singole posizioni degli indagati: stando all’ipotesi accusatoria, Miniero e De Virgilio somministrano alla donna la droga, Gargiulo la consegna al secondo gruppo di stupratori, Regio diffonde su whatsapp le foto della violenza, D’Antonio partecipa alle sevizie.

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Un caso analogo a quello di Meta risale al 2015, quando una turista residente a Londra ha raccontato, come riporta Il Mattino, di essere stata “abbordata” in un locale di Sorrento durante una serata con molto alcool, portata in disparte e poi violentata da due giovani italiani. Il tutto, proprio l’ultima sera di vacanza in Italia.
La denuncia è stata sporta direttamente in Inghilterra, dove gli investigatori hanno effettuato tutte le indagini in maniera dettagliata: visite mediche, analisi sugli abiti indossati dalla vittima nel momento dello stupro, rilievo di tracce del dna. Tutti riscontri che hanno confermato l’avvenuta violenza. Il problema, però, è rappresentato dalla tempistica. Gli atti sono stati trasmessi alla Procura di Torre Annunziata solo nell’autunno scorso, ad oltre due anni dai fatti, e sono arrivati a novembre sulla scrivania del sostituto procuratore Maria Benincasa. Senza nominativi né fotografie che potessero portare all’identificazione degli stupratori, la Procura oplontina aveva optato per l’archiviazione delle indagini. Alla richiesta di archiviazione, però, la giovane vittima inglese si è opposta tramite un ufficio legale napoletano. Il gip Giovanni de Angelis, così, ha concesso una proroga di indagine: la ragazza ha indicato come testimone una donna italiana, residente in Penisola Sorrentina, che potrebbe rivelare dettagli utili all’identificazione degli stupratori. La testimone sarà ascoltata nelle prossime settimane.


Articolo pubblicato il giorno 16 Maggio 2018 - 08:22

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