I Finanzieri del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria di Roma, nell’ambito di un’operazione denominata “Mediterraneo” hanno eseguito questa mattinata un decreto di sequestro preventivo per 72 milioni di euro nei confronti di 5 persone in diverse località d’Italia. Per una di loro il Gip del Tribunale di Roma ha emesso un decreto di custodia cautelare. Sono tuttora in corso perquisizioni nelle province di Roma, Arezzo e Perugia. Le indagini nascono da un’attività ispettiva svolta nel 2014 dalla Consob, in collaborazione con la Guardia di Finanza, nei confronti di alcuni promotori finanziari che offrivano investimenti gestiti dall’impresa inglese “Luxe finance Ltd”, che risultata essere riconducibile ad un professionista di origini romane. Dalle prime verifiche erano subito emerse numerose incongruenze sull’attività dei promotori e sulla effettiva destinazione degli investimenti. In particolare il responsabile ha cercato ripetutamente di sottrarsi alle richieste di informazioni della stessa Consob sull’effettiva attività esercitata dall’azienda. A seguito di successivi approfondimenti, il Nucleo Speciale di Polizia Valutaria ha accertato che l’uomo era di fatto a capo di una solida organizzazione criminale che, avvalendosi della sua ampia rete di promotori, aveva in realtà organizzato una frode di rilevanti dimensioni: attraverso la società inglese era riuscito a raccogliere da una folta platea di risparmiatori, una considerevole mole di denaro, con la promessa di destinarle ad investimenti molto redditizi nel comparto mobiliare. Il principale indagato è così riuscito a drenare dai risparmiatori decine di milioni di euro fatti confluire – in molti casi anche contro la volontà dei titolari – su due fondi di diritto estero – denominati Pegasus Royal e Pegasus Gold – e poi accreditati su conti correnti accesi presso la Investec Bank delle Isole Mauritius al medesimo riconducibili. Le indagini, infatti, hanno permesso di appurare come i due fondi fossero del tutto fittizi e creati ad arte dal capo dell’organizzazione: come dimostrato dalle molte denunce raccolte dai clienti, che si sono nel tempo trovati nell’impossibilità di recuperare i propri investimenti. Gli accertamenti investigativi hanno infine confermato come in verità il professionista avesse distratto di volta in volta, tutte le somme raccolte dai fondi per poi reimpiegarle, almeno in parte, in attività economiche riconducibili a lui ed ai suoi prestanomi. In particolare, i proventi illeciti sono stati utilizzati per finanziare numerose attività imprenditoriali da lui gestite, quali una grossa azienda agricola in provincia di Arezzo ed un’associazione teatrale con sede in un’antica Abbazia vicino Todi, che l’uomo aveva affittato da un ente benefico. Qui, alla presenza dei suoi adepti, celebrava periodicamente cerimonie religiose. L’uomo infatti, organista e maestro di musica, è tra l’altro noto per aver fondato di recente, una sua congrega religiosa di cui si è auto proclamato arcivescovo sotto il nome di Max of Strichen. Tale nominativo, giustificato a suo dire da presunte ascendenze nobiliari inglesi, è stato utilizzato anche al fine di nascondere la reale riconducibilità a di alcune società estere con cui aveva schermato i proventi illeciti. Il complesso degli elementi raccolti ha condotto alla denuncia, per i reati di associazione a delinquere finalizzata all’abusivismo finanziario, ostacolo alle Autorità di Vigilanza, truffa, riciclaggio ed autoriciclaggio, di 9 persone appartenenti all’organizzazione. Per 5 dei responsabili è stato ora disposto il sequestro delle somme provento dell’illecita attività in danno degli ignari clienti, mentre l’ideatore e principale beneficiario del sistema truffaldino è stato colpito da ordinanza di custodia cautelare e portato nel carcere di Regina Coeli.
Articolo pubblicato il giorno 25 Maggio 2018 - 11:51 / di Cronache della Campania