Scafati. “A noi ci manda l’ultimo che è uscito a Scafati, per Scafati! Sono scoperte tre rate su Scafati! Natale, Pasqua e Ferragosto! Ti diamo 48 ore … sai che sta succedendo su Scafati? con bombe e spari!”. Un 2017 di terrore quello che gli uomini di Giuseppe Buonocore, zio Peppe, avevano instaurato in città: estorsioni, armi, droga. Zio Peppe, genero di Francesco Matrone, il boss di cui Buonocore ha sposato la figlia, dopo la sua scarcerazione alla fine del 2016 ha tentato la scalata nella criminalità locale, salvo poi finire vittima egli stesso di un attentato. E’ questo lo scenario delineato nel corso delle indagini del Reparto Territoriale di Nocera Inferiore e del Comando Provinciale di Salerno che hanno portato stamane all’arresto di sei persone, con 27 persone indagate e perquisite, su richiesta del Gip Vincenzo Pellegrino del Tribunale di Salerno. Le indagini dei militari hanno evidenziato l’esistenza di un gruppo criminale, guidato da Buonocore che a partire dalla sua scarcerazione e approfittando del vuoto criminale determinato dall’arresto dei Loreto-Ridosso e di altre frange locali, ha tentato di imporsi come capo. Peppe Buonocore ha brillato anche della luce riflessa del suocero, Franchino Matrone, ‘a belva, e dell’assenza dopo l’arresto del cognato Michele Antonio Matrone. Ha costituito un suo gruppo, secondo gli investigatori, fatto in gran parte di giovanissimi adepti, suoi emissari nei confronti dei commercianti, costretti a pagare tangenti. Due le tentate estorsioni ricostruite dai carabinieri nel corso del 2017 una ai danni dei titolari dei supermercati Iper G di Scafati, tre sedi tra Angri e Scafati (centro Plaza e Malvis), l’altra ai danni del titolare della tabaccheria Touch di via Passanti. L’altra tentata estorsione messa a segno ai danni del ristorante pescheria Acqua & sale ha visto già finire in manette, a gennaio scorso Pasquale Panariello, emissario di Zio Peppe. A Buonocore viene addebitato, insieme ai sodali, anche il possesso di numerose armi, alcune delle quali sequestrate nel corso delle indagini, altre mai recuperate. Vi era poi la frangia – guidata da Panariello – che si occupava dello spaccio di stupefacente, marijuana e hashish con metodi tecnologici innovativi: foto e scambi su whatsapp e consegne a domicilio. Nell’inchiesta per scambi di armi clandestine finiscono anche due nomi e volti noti alle cronache giudiziarie: uno è Vincenzo Nappo, ‘o nonno – finito ai domiciliari – al quale Buonocore ha consegnato una pistola e munizioni due mesi fa, l’altro è Vincenzo Muollo ‘o lallone, fratello di Luigi ucciso nella guerra di camorra tra i Loreto-Ridosso e i Muollo dell’inizio degli anni 2000. Vincenzo Muollo è indagato, non essendo accolta nessuna misura cautelare per lui. Dalle indagini emerge una rete di rapporti tra vecchi e nuovi ras che Buonocore tiene insieme rispolverando vecchie amicizie e nuovi legami con la criminalità organizzata. Emblematico il metodo e il linguaggio utilizzato per impaurire le vittime, in particolare quello nei confronti dei titolari dei supermercati Iper G, ai quali Buonocore attraverso Pasquale Panariello e Antonio Palma chiede il pagamento di 9mila euro per tre rate in sospeso. ‘A noi ci manda l’ultimo che è uscito a Scafati – si sente nelle intercettazioni ambientali captate dai carabinieri – ha visto quello che succede … spari, bombe”. Tra gli emissari di Buonocore anche Giovanni Barbato Crocetta, il cui nome era emerso nell’ambito delle indagini per l’omicidio di Armando Faucitano avvenuto in piazza Falcone e Borsellino a Scafati, per motivi legati allo spaccio di stupefacenti. Barbato Crocetta ricettò la moto utilizzata per l’agguato e fu sottoposto ad un fermo della Dda per questo episodio. Poi uscito libero, è diventato l’emissario e l’uomo di fiducia di Buonocore. A Barbato Crocetta, 25 anni, il compito di chiedere una tangente al titolare della tabaccheria di via Passanti, la cui famiglia ha altri analoghi punti vendita a Scafati e a Pompei. Al pregiudicato il compito di sparare nella vetrata dell’esercizio commerciale, quando passò il termine per la consegna di mille euro per i ‘carcerati’ pattuito a dicembre scorso con Buonocore all’interno del Roxi bar, gestito dal pregiudicato e dai suoi familiari. A raccontare questo incontro per intimidire la vittima, le telecamere di sorveglianza del bar gestito dai Buonocore e da Filomena Generali, figlia di Francesco Matrone.
Ma le indagini raccontano anche di armi, a disposizione del gruppo criminale, armi nascoste e gestite per conto di zio Peppe e prelevate nel momento del bisogno. I pm della Dda Giancarlo Russo e Marco Guarriello avevano chiesto la misura cautelare per nove indagati, per un minore, fratello di uno degli arrestati sono stati inviati gli atti al Tribunale per i minorenni, mentre la mamma di Pasquale Panariello, Elvira Improta nota anch’ella alle cronache giudiziarie, è indagata. Rigettata la richiesta di misura cautelare anche per Nicola Patrone, cognato di Antonio Palma – uno degli emissari di Buonocore – che avrebbe fatto da palo ad una dei tentativi di estorsione. Nel corso delle indagini sono stati registrati anche numerosi colloqui in carcere dopo l’arresto di Antonio Palma e Pasquale Panariello, avvenuti alla fine dello scorso anno, nei quali gli indagati parlano con i familiari. Dopo i primi arresti, Giuseppe Buonocore, aveva messo a disposizione dei suoi fedelissimi un avvocato di fiducia e anche soldi per sostenere il regime carcerario.
Ordinanza di custodia cautelare in carcere per
Buonocore Giuseppe, 44 anni di Scafati
Berritto Francesco, 25 anni di Scafati
Palma Antonio, 40 anni residente a Boscoreale
Panariello Pasquale, 26 anni di Scafati
Ai domiciliari
Nappo Vincenzo, 70 anni, di Scafati
Barbato Crocetta Giovanni, 25 anni, di Scafati
Indagati: Nicola Patrone, cognato di Antonio Palma, Elvira Improta, 42 anni, mamma di Pasquale Panariello, Vincenzo Muollo ‘o lallone, Pasquale Palma, fratello di Antonio. Atti al Tribunale per i minori per M. P..
Articolo pubblicato il giorno 9 Maggio 2018 - 23:56