“Siamo contenti che Vincenzo De Luca sia immediatamente intervenuto in merito alla situazione incresciosa che vive la mobilità all’interno e all’esterno del porto di Salerno” ha replicato Angelo Punzi, Segretario regionale Coordinamento F.A.I., in merito alle esternazioni fatte dal governatore della Campania su LiraTv, riprese anche dal quotidiano La Città, all’indomani della proclamazione di 5 giorni di agitazione degli autotrasportatori. “Ma occorre sottolineare – continua Punzi – che la confusione che si genera soprattutto all’esterno del varco dello scalo salernitano non è dovuta ai camion ma all’inefficienza del sistema di mobilità del porto. Siamo i primi a chiedere le regole, che siano rispettate da tutti, ed è per questo che abbiamo annunciato lo stato di agitazione. Se però De Luca ritiene che la soluzione al problema sia il semplice divieto di transito dei tir noi rispondiamo che siamo pronti a mettere in atto il blocco delle attività per 5 giorni, in modo tale da fare emergere che questa non è la vera soluzione: fermare i tir significa non avere più i camion che accedono al porto ma significa anche paralizzare l’economia della città e dello stesso scalo. Siamo pronti ad un confronto perché conosciamo le criticità e possiamo proporre soluzioni, e restiamo perplessi per la totale assenza del presidente dell’Autorità portuale Pietro Spirito, rispetto a tutte le problematiche lasciate irrisolte da più di due anni. Porta ovest, cartellonistica, sicurezza: non è stato fatto nulla. Chiediamo subito un tavolo tecnico con l’Autorità di sistema portuale di concerto con gli imprenditori marittimi e dei trasporti”. Il Segretario regionale Coordinamento F.A.I. ha poi concluso affermando che “Gli autotrasportatori sono gli unici che subiscono l’inesistenza della logistica del porto di Salerno. Infatti da un lato gli imprenditori, a causa dei lunghi tempi di attesa di accesso al varco, vedono ridursi i viaggi a fronte di costi sempre più elevati; dall’altro i loro autisti stazionano ore ed ore per entrare al porto e vivono, incolpevoli, una vita da prigionieri tra gas di scarico e interminabili file, in un ambiente insalubre con alti rischi per la persona e con l’unico desiderio di non lavorare più per uno scalo così inefficiente ed insicuro”.
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