Una sinergia inedita e determinante tra la Soprintendenza e la magistratura che ha condotto a un doppio risultato, il salvataggio di un pezzo del patrimonio archeologico di Pompei dai furti e dai danni procurati da scavi clandestini e la scoperta di una residenza suburbana, del livello della piu’ nota Villa dei Misteri. Siamo nell’area di Civita Giuliana, 700 metri a Nord-Ovest delle mura del sito archeologico, dove da agosto scorso e’ in corso un intervento di scavo proceduto parallelamente alle indagini della procura di Torre Annunziata che, con gli investigatori del Comando dei carabinieri di Torre e del Nucleo tutela patrimonio culturale di Napoli, aveva scoperto attivita’ illecite che proseguivano da decenni. In particolare, erano stati scavati cunicoli clandestini, che hanno danneggiato muri e intonaci della villa, utilizzati per trafugare oggetti di valore. La zona era stata scavata per la prima volta nel 1907, portando alla luce 15 ambienti della parte residenziale e produttiva dell’edificio. Una parte dei setti murari e’ stata invece scoperta con lo scavo del 1955. Grazie al lavoro degli ultimi mesi, e’ possibile individuare meglio le due parti e gli ambienti interni. Il settore residenziale si articola intorno a un peristilio a pianta rettangolare, con un porticato sorretto da colonne in muratura, mentre sul lato occidentale e’ presente un criptoportico coperto da una terrazza. Nel settore produttivo c’era sicuramente un torcularium (ambiente dove avveniva la pigiatura del vino), una cella vinaria, e altri aree destinate allo stoccaggio delle derrate agricole. “E’ una delle scoperte piu’ interessanti degli ultimi anni – sottolinea il soprintendente Massimo Osanna – oltre a un intervento che ha scongiurato ulteriori danni. Purtroppo gli scavi illeciti hanno tagliato i muri e alcuni arredi anche rari, come per esempio un letto”. Intorno alle mura sono state trovate tracce di coltivazione, che i paleobotanici stanno esaminando per ricostruire il paesaggio dell’epoca. “Chi ruba e rivende oggetti dal loro contesto originario – fa notare Osanna – fa un doppio danno, perche’ ci priva di elementi fondamentali per ricostruire la vita della citta’ antica. Purtroppo oggi nei musei di tutto il mondo troviamo materiale disperso proveniente soprattutto dall’agro, l’area meno controllata. E’ necessario denunciare e sensibilizzare per custodire un patrimonio che appartiene a tutti”.
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