Aveva chiesto ai pubblici ministeri di essere interrogato, perche’ voleva raccontare la sua verita’ sulla morte del fratello, accoltellato trenta volte, davanti alla sua abitazione in viale Maria Cristina a Chiaia, in una zona residenziale di Napoli. Ma ieri ha ricevuto in carcere il rigetto della richiesta e l’invito a rendere dichiarazioni e di farsi interrogare in aula, nel corso del giudizio iniziato a suo carico come unico imputato per quel delitto. E’ quando deciso per Luca Materazzo, il 37enne sotto processo per omicidio aggravato, in quanto sospettato di aver assassinato per dissidi economici, la sera del 28 novembre del 2016, il fratello Vittorio, noto ingegnere di Napoli. I difensori di Luca, Gaetano Inserra e Maria Luigia Inserra, hanno deciso di rinunciare al mandato non condividendo le scelte processuali del loro assistito. Luca Materazzo sin dalle prime udienze si e’ dichiarato innocente e ha riferito di voler aiutare i pubblici ministeri a trovare il vero colpevole. Il giovane fu arrestato a gennaio in un bar di Siviglia dove si era rifugiato facendo perdere le tracce per oltre un anno. Quando gli fecero i prelievi del Dna, l’8 dicembre del 2016, scappo’ da Napoli interrompendo i contatti con tutti per trovarsi un lavoro da cameriere in un pub di Siviglia dove fu intercettato per un controllo sui documenti e incastrato. Ha scelto poi di essere processato con il rito ordinario in Corte d’Assise, dove ha fatto sapere di voler essere parte attiva in tutte le udienze perche’ ritiene di essere innocente. E’ stato incastrato, sostiene l’accusa, dai prelievi del Dna fatti sull’arma del delitto e sugli indumenti che indossava e ritrovati macchiati di sangue in una discarica a cielo aperto a poche centinaia di metri dal luogo del delitto. Il movente del delitto e’ legato a questioni di eredita’ e al sospetto, poi rivelatosi infondato, che aveva Vittorio sulla morte improvvisa del padre Lucio, il cui cadavere e’ stato anche riesumato ma non ha portato ad accertare che fosse stato ucciso, come invece ipotizzava la vittima dell’omicidio.
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