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“Sono stato attirato dalle urla che arrivavano dalla strada. Quando sono sceso, ho visto che c’era un uomo a terra in una pozza di sangue e un altro su di lui che gli sferrava le coltellate. Sono rimasto impietrito e poi ho guardato mentre con violenza gli sferrava l’ultima coltellata alla gola”. E’ un racconto lungo e dettagliato quello di Paolo Licenziati, cugino di Luca Materazzo, il 30enne in carcere con l’accusa di aver ucciso per dissidi economici il fratello Vittorio, il 28 novembre 2017, all’ingresso della palazzina in cui abita la famiglia in viale Maria Cristina di Savoia a Napoli. “Mi sono messo all’inseguimento di quell’assassino che ricordo aveva un casco integrale nero, un giubbotto, era robusto, alto circa un metro e ottanta centimetri”, spiega ai giudici della prima corte d’Assise di Napoli dove si sta celebrando il processo per quell’omicidio. Licenziati ha anche descritto il tentativo di agganciarlo, e di aver visto che riponeva nella tasca il coltello che aveva ancora tra le mani. “Poi e’ arrivato al vicolo di Santa Maria della Neve e sono tornato indietro”, conclude. Sul luogo dell’omicidio nel frattempo si erano accalcate molte persone, tra le quali altri familiari della vittima. “Dopo circa un’ora ho visto Luca accanto al portone che mangiava un panino”, precisa il teste.
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