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Nuovo sequestro di impianti eolici nel Beneventano: tre indagati

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Benevento. Di nuovo sigilli ad alcuni impianti per la produzione di energia elettrica da eolico nel Beneventano. La Guardia di Finanza di Benevento, in esecuzione del decreto di sequestro preventivo emesso dal gip sannita, ha nuovamente sequestrato a 6 impianti gia’ sottoposti a sequestro a settembre dello scorso anno e poi dissequestrati per una decisione della Sezione Riesame del Tribunale. Il pm ha infatti dato incarico a esperti ambientali per valutare aspetti tecnici posti a fondamento degli elaborati progettuali presentati dagli indagati, con analisi sia strutturali che strumentali, geologiche e geotecniche. la loro perizia evidenzia numerosi omissioni e difformita’. In particolare, le relazione geologiche presentate anche in sede di conferenza di servizi per il rilascio delle autorizzazioni non rispondono agli standard tecnici previsti dalle linee guide del decreto ministeriale del 14 gennaio 2008, cosi’ come non appare completamente conforme la procedura di valutazione dell’impatto acustico effettuate dalle amministrazioni competenti. Sono state poi presentate varianti ritenute non sostanziali, ma che invece hanno comportato un incremento dimensionale delle opere in altezza cui non ha fatto seguito adeguata verifica strumentale certificata. I 6 impianti aerogeneratori sequestrati sono a Casalduni (localita’ San Fortunato), Campolattaro (localita’ Colle Serra e Zingara Morta) e a Pontelandolfo (localita’ Malepara, Masseria Calabrese e Saraceno), e sono riconducibili a diverse societa’ operanti nel settore con sede a Benevento. Per il gip, la costruzione e l’esercizio degli impianti e’ avvenuta sulla base di Autorizzazioni uniche ex art. 12 D.Lgs. 387/2003, illegittime in quanto rilasciate dalla Provincia di Benevento in assenza dei preventivi pareri e valutazioni obbligatorie da parte degli enti preposti (valutazione di impatto acustico, di impatto ambientale, del rispetto della distanza minima dai centri abitati e del rischio di incidenti di natura meccanica ed elettrico), nonche’ sulla base di documentazione progettuale carente e di relazioni geologiche non rispondenti agli standard tecnici minimi, ricadendo le localita’ sopra indicate in aree sottoposte a vincolo storico, artistico, archeologico, paesistico e ambientale. Gli impianti sono stati realizzati, infatti, rispettivamente all’interno di un’area buffer posta a tutela della Zona di protezione speciale relativa all’invaso del fiume Tammaro in corrispondenza della diga di Campolattaro, con oasi di protezione avifauna del WWF; di un’area posta a tutela dell’area Sito di interesse comunitario delle pendici meridionali del Monte Mutria; di aree contermini a quelle sottoposte a tutela ai sensi del D.Lgs. n. 42/2004 quali il Torrente Lente, le aree boschive, la Torre Longobarda ed il centro storico di Pontelandolfo, nonche’ il contiguo monumento ai Sanniti Pentri. A Pontelandolfo, inoltre, gli interventi sono stati realizzati in una zona del territorio densamente antropizzata, con borghi costituiti da raggruppamenti di modeste e antiche case definite dal PRG del Comune “nuclei e complessi rurali di valore storico ed ambientale soggetti a conservazione” (zona Ar). I reati ipotizzati a carico di 3 indagati, legali rappresentanti delle societa’, sono di lesioni personali, disturbo delle occupazioni o del riposo delle persone, getto pericoloso di cose, nonche’ per la violazione delle disposizioni previste dalla normativa di settore vigente in materia di inquinamento acustico, edilizia, conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonche’ della flora e della fauna selvatiche, beni culturali e paesaggio, ambiente, autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili e promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili.


Articolo pubblicato il giorno 15 Maggio 2018 - 15:00
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