Napoli. “A San Giovanni a Teduccio le stese si comprano per pochi euro, per la fame della gente”. La denuncia di qualche settimana fa di don Modesto Bravaccino, parroco della chiesa di San Giuseppe e Madonna di Lourdes, ha aperto un nuovo filone investigativo. La Dda ha vuole vederci chiaro e ha chiesto agli investigatori di indagare sulle parole del prete. Più di 10 sparatorie dall’inizio dell’anno, e poi due omicidi, una mezza dozzina di feriti, oltre ad una serie di attentati: è il tragico bilancio della “Polveriera Napoli est” dove la gente sembra essere assuefatta alle sparatorie. Alla manifestazione contro le stese del mese scorso organizzata proprio da don Modesto parteciparono solo le scuole del quartiere, la gente no. I cittadini continuano ad avere paura e a vivere nell’omertà. Lo scontro per il controllo degli affari illeciti nella zona tra i Rinaldi-Reale con le famiglie alleate di Barra e Ponticelli, da una parte e i Mazzarella-D’Amico, dall’altra, va avanti da anni. E non sono bastati gli arresti e i pentimenti a fermare l’escalation criminale. Don Modesto Bravaccino, dopo la manifestazione e dopo che aveva trovato un bossolo nel campetto di calcio della sua parrocchia, aveva denunciato dalle colonne di Repubblica Napoli il fenomeno delle stese a pagamento. “Oggi non avvengono solo le ‘stese’ compiute in sella agli scooter, ma la camorra mette le pistole in mano a povere persone, ai senza lavoro, a padri di famiglia, e dice loro di andare in strada e sparare”, aveva spiegato il parroco di frontiera, uno dei pochi a non volersi arrendere al sistema criminale.”Queste persone sono terrorizzate. Non è gente abituata a utilizzare le armi – aveva detto – le impugnano per disperazione, per fame. Perché qui non c’è niente. Mettono una pistola in mano a un uomo che non sa come sfamare la famiglia e gli dicono: ‘Spara’. E quello lo fa. Con la mano che gli trema. E poi di quell’arma non sa cosa farsene. Il tutto per pochi soldi: 40-50 euro, circa”. Una denuncia forte quella di padre Modesto che ha indotto gli investigatori a voler vederci chiaro. Nelle scorse settimane i pistoleri hanno anche fatto fuoco contro i fari che illuminano il campetto di calcio.“Mica devi uccidere. Spara in alto e contro quel palazzo, fai un po di ammuina, questo gli chiedono. E quel padre di famiglia che non sa come sfamare i figli accetta. Qui è più semplice comprare la fame della gente – aveva spiegato ancora don Modesto – in questo rione non c’è quasi più nulla. Hanno chiuso quasi tutti i negozi. Sono rimaste solo la parrocchia e la scuola. Ci sono tante persone che vengono da me in chiesa e mi dicono: “Padre ne voglio uscire”. Mi dicono: “Mi hanno dato questa pistola ma io voglio sbarazzarsene”. Mi chiedono persino se sia disponibile io a prendere in consegna la rivoltella. Li esorto ad andare dalle forze dell’ordine, ma hanno fame e paura. Cercano il coraggio per uscire da un sistema che li ha imprigionati. Le istituzioni devono intervenire, devono dare lavoro e sicurezza a questi territori”. Dopo quella denuncia ci sono state altre stese, l’ultima in ordine di tempo tre giorni fa ad ora di pranzo in mezzo alla gente in strada. sempre in via Ravello contro la casa del boss Ciro Rinaldi my way, obiettivo principale del clan Mazzarella-D’Amico. A proposito di questi ultimi: il reggente Salvatore D’Amico, o’ pirata è in carcere. Era stato fermato insieme con il nipote e altri 4, quasi tutti scarcerati o messi ai domiciliari. Ma fuori ci sono ancora il boss Salvatore Fido e Maurizio Donadeo (che sono ricercati) e il famoso “uomo nero” di san Giorgio a Cremano, che da mesi sta guidando la rivolta a suon di stese.
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