E’ in coma all’ospedale Cto di Napoli con una sospetta infezione cerebrale, Antonio Michele Elia, 21 anni, detto “Mycol”, giovane detenuto proveniente dal carcere di Poggioreale dove stava scontando una pena a oltre 11 anni di carcere inflittagli nel marzo scorso per traffico di droga. La sua situazione è stata segnalata dalla pagina facebook di Pietro Ioia, presidente dell’associazione Ex Detenuti Organizzati Napoletani. “Questo ragazzo – detenuto nel carcere di Poggioreale – è vittima della malasanità che da anni esiste nelle nostre carceri. Il “mostro di cemento” si conferma sempre più sinonimo di malavita, malasanità e morte”, scrive Ioia allegando la foto del ragazzo e quella nel lettino. Secondo quanto raccontato dai familiari il ragazzo da una ventina di giorni accusava forti emicranie e dolori alla testa e a un occhio. E’ stato prima sotto posto a una cura di antibiotici ma senza effetti. Il ragazzo aveva smesso di mangiare in attesa di essere sottoposto a una Tac. E’ stato prima trasportato all’ospedale San Paolo, poi al Cotugno e quindi al Cto dove ora si trova ricoverato nel reparto di terapia intensiva in gravissime condizioni e con una sospetta infezione cerebrale. Antonio è il figlio del boss Renato Elia e di Adriana Bianchi del Pallonetto di Santa Lucia. Sulla vicenda del giovane Elia ci sono decine di commenti negativi nei confronti del Carcere di Poggioreale sulla pagina di Pietro Ioia che da sempre si batte per un “carcere migliore” e che giovedì 10 maggio sarà tra i promotori del sit-in all’esterno del Tribunale, dove si terrà l’udienza per il processo ai secondini accusati di essere stati aguzzini della cosiddetta cella zero.
Intanto la direzione del carcere interviene su un altro caso denunciato due settimane fa sempre da Pietro Ioia, quella del detenuto Roberto Leva anch’egli ricoverato in coma all’ospedale San Paolo per presunti maltrattamenti subiti in carcere. La direzione della Casa circondariale di Poggioreale “nel doveroso e profondo rispetto delle indagini giudiziarie in atto, intende precisare – si legge in una nota – che i ricoveri subiti dal detenuto Roberto Leva sono stati determinati dalle gravi patologie di cui egli e’ risultato affetto e per le quali gli e’ stato concesso il differimento della pena”. Sulla vicenda del detenuto, che era stato ricoverato al Cardarelli per una frattura al setto nasale e dimesso dopo un giorno per essere poi trasferito in gravi condizioni in un altro ospedale, era stato presentato nei giorni scorsi un esposto in procura per sollecitare accertamenti su eventuali negligenze dei medici e sulla causa delle lesioni. “Le notizie che i ricoveri siano stati invece causati da abusi in suo danno – scrive la direzione del carcere – , sono smentite dalle attivita’ sin qui compiute dagli operatori medici e di polizia dell’Istituto”. Secondo la direzione la diffusione di notizie prive di adeguato riscontro “non rende un buon servizio alla tutela dei diritti dei detenuti, gettando ingiustificato discredito sull’operato dell’amministrazione penitenziaria e della Polizia penitenziaria e minando il rapporto di fiducia tra i cittadini e le istituzioni”. L’ istituto di Napoli “e’ in prima linea nella difesa dei diritti costituzionali dei cittadini detenuti e rappresenta un luogo di recupero e riaffermazione del primato della legalita’, sforzandosi con le risorse di personale ed economiche a disposizione e con tutte le difficolta’ strutturali ben note, di interpretare un modello detentivo volto alla rieducazione dei condannati”.
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