Harry e Meghan hanno finalmente detto sì. L’Inghilterra si ferma e si commuove. Oppure si commuove e si ferma. La Regina Elisabetta sembra eterna, Camilla sembra più vecchia di lei col cappello versione nido di cornacchia. Lady D è la convitata di pietra, il suo anello mostrato al dito da Meghan l’ha resa presente. C’è chi indossa Versace, chi preferisce il rosa e chi fa tanto “genovese” con abito già messo in altra cerimonia. La sposa americana introduce novità: il coro gospel, la Jaguar elettrica, la citazione per Luther King, la mancata dichiarazione di obbedienza della sposta al marito. Non abbiamo intravisto Elton John: hanno capito che porta sfiga (c’era ma hanno cercato di limitare l’eccesso catastrofico del suo cavallo reale di battaglia). Che gente strana gli inglesi visti alla tv: da stamattina buttati per strada attendendo l’evento. Il principe Harry, figlio cadetto di Carlo e Diana cioè quello che re non sarà, e l’attrice americana Meghan Markle sono marito e moglie: una storia tipo Ranieri di Monaco e Grace Kelly. Si sono detti sì nella cappella di St. George del castello di Windsor al culmine del rito nuziale anglicano presieduto dall’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby. Da oggi diventano rispettivamente ‘sua altezza reale il duca di Sussex’ e ‘sua altezza reale la duchessa di Sussex’, secondo i titoli conferiti loro dalla regina Elisabetta II. Beati loro, un titolo per sposarsi, con l’augurio che non si arrivi ai titoli di coda, come è invece accaduto a Carlo e alla povera Diana. “Sei meravigliosa”, “You look amazing”, sono state le prime parole che Harry ha rivolto a Meghan al suo arrivo all’altare. Rilassato fino all’ultimo, all’ingresso della sua futura sposa il principe si è lasciato scappare qualche lacrima. Ad attendere Meghan in chiesa, il principe Carlo – eterno erede al trono britannico e padre dello sposo – chiamato ad accompagnarla all’altare in sostituzione di papà Markle, Thomas, il quale ha dato forfait per problemi di salute legati ad un attacco cardiaco annunciato subito dopo il coinvolgimento in uno scandalo di presunte foto vendute a un tabloid (e ti pareva). L’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, ha celebrato il rito religioso, affiancato dal presule afroamericano Michael Curry, titolare della diocesi di Chicago della Chiesa episcopale, emanazione Usa dell’anglicanesimo, invitato per scelta degli sposi a tenere un sermone. Da cattolici più o meno complessi e distratti, formuliamo il nostro augurio così:” Una voce! Il mio diletto! Eccolo, viene saltando per i monti, balzando per le colline. Somiglia il mio diletto a un capriolo o ad un cerbiatto. Eccolo, egli sta dietro il nostro muro; guarda dalla finestra, spia attraverso le inferriate. Ora parla il mio diletto e mi dice: «Alzati, amica mia, mia tutta bella, e vieni. O mia colomba, che stai nelle fenditure della roccia,nei nascondigli dei dirupi, mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce, perché la tua voce è soave, il tuo viso è leggiadro». Il mio diletto è per me e io per lui. Egli mi dice: “Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio; perché forte come la morte è l’amore, tenace come gli inferi è la gelosia, le sue vampe son vampe di fuoco, una fiamma del Signore! Le grandi acque non possono spegnere l’amore né i fiumi travolgerlo” (Cantico dei Cantici, così ricordiamo).
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