Era stato l’emendamento scandalo dell’ultima finanziaria: sconosciuto perfino al ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda e attirò l’attenzione dell’Anac. Ma quattro mesi dopo quell’emendamento che attribuisce 3 milioni di euro ad un’azienda semisconosciuta per lo sviluppo digitale, nella quale c’è il figlio di uno dei senatori che lo ha proposto è ancora vigente. E’ la storia di IsiameD srl e dell’emendamento proposto dai senatori Ala Pietro Langella e Antonio Milo, entrambi campani, il primo di Boscoreale, l’altro di Agerola. A riportarla in auge, un servizio della giornalista Milena Gabanelli su Dataroom che il primo maggio ha ripercorso e ricostruito la storia dell’emendamento scandalo e della IsiameD srl, ratificato il 27 dicembre scorso, insieme alla finanziaria 2017 e scoperto dall’agenzia Agi, qualche giorno prima. Il ministro Carlo Calenda, dopo l’iniziale imbarazzo, aveva deciso di congelare il dispositivo, chiedendo alla Commissione Europea di verificare che non si tratti di aiuti di stato ad una società senza passare per un appalto pubblico. Fatto sta che tra elezioni e crisi politica, l’emendamento ancora esiste e prevede che la IsiameD digitale srl debba avere tre milioni di euro dal 2018 al 2020, un milione l’anno, per la “promozione di un modello digitale italiano nei settori del turismo, dell’agroalimentare, dello sport e della smart city”. L’emendamento era stato presentato dai senatori verdiniani Pietro Langella e Antonio Milo di Alleanza Liberalpopolare-Autonomie (Ala) il 30 novembre (i due poi saranno tra i grandi esclusi dalle votazioni di marzo scorso) e prevedeva che “Al fine di affermare un modello digitale italiano come strumento di tutela e valorizzazione economica e sociale del Made in Italy e della cultura sociale e produttiva della tipicità territoriale, assegnato un contributo pari a euro 1.000.000 di euro per ciascuno degli anni 2018, 2019 e 2020 in favore dell’istituto IsiameD per la promozione di un modello digitale italiano nei settori del turismo, dell’agroalimentare, dello sport e dello smart city”. Sembrava addirittura una cosa positiva se non fosse per quell’assetto societario che lascia tante perplessità La Isiamed digitale srl, società di produzione di software con sede a Roma in via Cola di Rienzo 44 ha 4 dipendenti, è stata creata l’8 ottobre 2016 ma ha iniziato l’attività il 10 novembre 2017: appena 20 giorni prima dell’emendamento. Nel suo curriculum alcuni progetti di digitalizzazione e partnership con Zte, il colosso cinese delle reti mobili per un progetto sulle smart city. Ma in realtà sono tutti progetti avviati nei mesi antecedenti all’inizio dell’attività, nessuno dei quali mai concluso. Eppure, la società riesce ad entrare nella finanziaria, una legge dello Stato, senza alcun intoppo. La srl, secondo quanto si evince dalla visura camerale, è al 75% Vincenzo Sassi, piemontese con svariate partecipazioni in società di mediazione creditizia e recupero crediti, e al 25% dell’Istituto italiano per l’Asia e il Mediterraneo, l’associazione che da anni si occupa di scambi fra Mediterraneo e Cina e che fa capo a Gian Guido Folloni, ex giornalista, ex direttore di Avvenire, democristiano ed ex ministro per i Rapporti con il Parlamento tra il 1998 e 1999 nel primo governo D’Alema. La IsiameD digitale nasce proprio dalla società madre dell’Istituto italiano per l’Asia e il Mediterraneo. Sassi è socio di diverse società nel campo dell’intermediazioni finanziarie e investimenti, ed è anche socio al 51% e amministratore unico della Ts Servizi digitali srl con sede a Torino che si occupa di attività di consulenza aziendale in materia di gestione finanziaria, marketing, risorse umane, assistenza per il conseguimento di certificazioni di qualità. L’altro socio della Ts Servizi digitali, è Mauro Pasquinelli che collabora come engineering manger alla IsiameD. Proprio dall’Istituto italiano per l’Asia e il Mediterraneo è partito il legame con uno dei due firmatari dell’emendamento, il senatore di Agerola, Antonio Milo che nel febbraio del 2017 ha partecipato ad un viaggio organizzato da IsiameD in Egitto. Probabilmente, quel viaggio ha è stato foriero dell’idea del digitale Made in Italy da promuovere. Andando più a fondo nell’assetto societario si è scoperto che la isiamD ha due partecipazioni societarie, la prima al 50% da parte di Identità turistica srl, società di Firenze che si occupa di servizi di cloud computing, comunicazione, attività editoriali pubblicitarie nel settore del turismo. La seconda partecipazione societaria di IsiameD è nel Consorzio Italiano per le Infrastrutture e servizi del territorio. Costituito il 22 luglio 2017, con sede nello stesso palazzo della IsiameD, a Roma, ha come oggetto sociale la costruzione di strade, autostrade e piste aeroportuali. Il presidente è Mario D’Apuzzo, avvocato e vicesindaco di Gragnano, paese a pochi chilometri da Agerola, ex senatore di Ala – dal 9 gennaio 2018 al 22 di marzo – e i due consiglieri sono Vincenzo Sassi, già proprietario di IsiameD, e Gianluca Milo, 21 anni, figlio del senatore Antonio Milo, uno dei firmatari dell’emendamento che ha finanziato il made in Italy digitale per tre milioni di euro alla IsiameD digitale.
I due senatori verdiniani non siedono più in Parlamento, la loro esclusione dalle liste, aveva creato non poche polemiche, visto che i verdiniani erano stati per mesi la stampella del governo Renzi. Ma la domanda è un’altra, poteva il senatore Milo presentare un emendamento per attribuire soldi a un membro della sua famiglia, seppure solo con il ruolo di consigliere di una società.
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