Le Fiamme Gialle del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Trieste hanno arrestato tre persone di origine campana per reati di autoriciclaggio, fatture per operazioni inesistenti e dichiarazione fraudolenta. Eseguito anche un sequestro preventivo di beni per un valore di 34,8 milioni di euro tra rapporti finanziari e beni mobili e immobili. Inoltre due persone sono indagate a piede libero e sono 4 le società coinvolte nelle indagini tra Trieste e diverse località della Campania, con l’impiego di oltre 100 militari. In manette tre dirigenti delle società Petrolifera Italiana e Life: Renato Smimmo , Giuseppe Della Rocca e Pasquale Formicola che e’ considerato latitante perche’ non e’ stato trovato nella sua abitazione, dotata di videosorveglianza, al momento dell’arrivo dei finanzieri.I tre hanno precedenti per associazione a delinquere: uno di essi ha riportato condanne per ricettazione, per rapina e sequestro di persona nonché per associazione di tipo mafioso; un secondo è stato condannato due volte per contrabbando di sigarette e denunciato per associazione a delinquere; un terzo è stato sottoposto a custodia cautelare per associazione a delinquere ed estorsione.Nell’operazione sono stati impiegati circa 100 militari con la collaborazione dei finanzieri del posto: gli arresti sono infatti stati eseguiti nel napoletano, tra Volla e Cercola. L’indagine, coordinata dalla Procura, prende le prime mosse da accertamenti di polizia giudiziaria d’iniziativa in ordine alla cessione della Depositi Costieri Trieste, uno dei principali depositi fiscali operante nello stoccaggio di prodotti petroliferi esistenti nel territorio nazionale. Dopo l’esame di oltre 300 rapporti bancari e postali e l’esecuzione di oltre 30 perquisizioni, gli accertamenti svolti hanno evidenziato che la Petrolifera Italiana è stata coinvolta, assieme alla LIFE e ad altre imprese, tutte riconducibili “di fatto” agli arrestati, in una articolata frode all’IVA perpetrata, nel settore petrolifero, attraverso la frode “carosello”, a mezzo della interposizione di imprese “cartiere”, risultate prive di strutture aziendali e personale dipendente, nell’ambito di operazioni soggettivamente inesistenti. Pari a circa 160 milioni di euro l’ingente debito verso l’Erario, poi mai assolto, che ha determinato un’evasione dell’IVA pari a circa 35 milioni di euro.
L’indagine, coordinata dalla locale Procura, prende le prime mosse nel giugno-luglio 2016 da accertamenti di polizia giudiziaria sulla cessione della Depositi Costieri Trieste Spa, uno dei principali depositi fiscali operante nello stoccaggio di prodotti petroliferi esistenti nel territorio nazionale. A seguito della rilevante esposizione debitoria con l’Erario, le quote societarie della Depositi Costieri Trieste spa, di proprietà della Giuliana Bunkeraggi spa, erano state cedute, a metà del 2017, alla Life srl per un corrispettivo di 4,5 milioni di euro, di cui un milione versato, accettando l’offerta dei tre arrestati. La cessione di quote societarie alla Life srl ha evidenziato, da subito, alcuni elementi di anomalia, sostanzialmente connessi all’irrilevante profilo finanziario e patrimoniale della società e per il corrispettivo pattuito pari a quattro milioni e mezzo di euro, apparso ingiustificato, in considerazione della grave situazione patrimoniale in cui versava al momento della compravendita azionaria la Depositi Costieri, gravata da un enorme posizione debitoria verso l’Erario, pari ad oltre 30 milioni di euro.Da un esame dei dati di bilancio disponibili, i finanzieri hanno ipotizzato che la disponibilità finanziaria necessaria a sostenere la proposta di acquisto sia stata creata attraverso l’immissione nella Life srl di proventi illeciti derivanti da reati fiscali perpetrati dalla controllata Petrolifera Italiana srl. Sono stati esaminati oltre 300 rapporti bancari e postali ed eseguite oltre 30 perquisizioni, nel corso delle quali si è proceduto all’esame di oltre 500 faldoni e al sequestro di copiosa documentazione amministrativo-contabile ed extra contabile e di numerosi personal computer e telefoni cellulari. Gli accertamenti svolti hanno evidenziato che la Petrolifera Italiana srl è stata coinvolta, assieme alla Life srl e ad altre imprese, tutte riconducibili “di fatto” ai medesimi soggetti di origine campana, in una articolata frode all’Iva perpetrata, nel settore petrolifero. La frode è stata attuata attraverso la interposizione di imprese “cartiere”, risultate prive di strutture aziendali e personale dipendente, nell’ambito di operazioni soggettivamente inesistenti. L’ingente debito verso l’Erario, poi mai assolto, era pari a circa 160 milioni di euro e ha determinato un’evasione dell’Iva pari a circa 35 milioni di euro.
Le ‘cartiere’, pur formalmente riconducibili a soggetti ‘prestanome’ nullatenenti, sono risultate tutte gestite di fatto dai promotori del sistema evasivo i quali, tramite complessi artifici, hanno tentato di ostacolare la ricostruzione dell’effettività delle operazioni, secondo un peculiare schema di frodi ‘carosello’. Sfruttando indebiti titoli per la non imponibilità Iva, i tre destinatari delle ordinanze hanno ascritto il rilevante debito erariale in capo alle citate imprese ‘cartiere’, che sarebbero poi state destinate a cessare nel più breve tempo possibile. Parte dei proventi illeciti conseguiti attraverso le condotte delittuose di natura fiscale è stata poi utilizzata dal sodalizio criminale, nel giugno del 2017, per l’acquisizione del Deposito Costiero Triestino, attraverso l’impiego di una provvista finanziaria di oltre euro 1.800.000. Si è così configurato il reato di ‘autoriciclaggio’ che, dal 2015, sanziona le condotte di chi impiega, sostituisce o trasferisce in attività economiche, finanziarie, imprenditoriali o speculative, il denaro o altre utilità frutto della commissione di delitti. In questo caso specifico, l’acquisto del Deposito Triestino è apparso atto a favorire la prosecuzione della frode e l’acquisizione di nuove fette di mercato, a danno delle imprese ‘sane’ che operano nel territorio nel rispetto della legge.
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