Resta in carcere il brigadiere dei carabinieri Lazzaro Cioffi detto Marcolino, coinvolto in una inchiesta su un narcotraffico che nei giorni scorsi ha portato all’esecuzione di oltre cinquanta misure cautelari. Lo ha deciso stasera il Tribunale del Riesame che ha accolto le richieste del pm della Dda di Napoli Mariella Di Mauro. Cioffi, in servizio a Castello di Cisterna , e’ accusato di partecipazione alla associazione per delinquere per aver rivelato notizie su indagini e per i suoi rapporti con un boss del narcotraffico. Il brigadiere finito in carcere con l’accusa di aver fatto parte di un’associazione di narcotrafficanti con a capo Pasquale Fucito, il marziano, del Parco Verde di Caivano che riforniva oltre 40 piazze di spaccio con la sua cocaina importata direttamente attraverso l’Olanda. Marcolino Cioffi, difeso dal’avvocato Bruno Cervone, è stato interrogato dal Gip Francesca Ferri, deve rispondere di accuse gravissime, alcune delle quali sono costate anche gli arresti domiciliari alla moglie Emilia D’Albenzio. Nel lungo interrogatorio di ieri mattina, Cioffi si è difeso sostenendo di non essere uno stipendiato del clan come emerge dalle indagini e dalle accuse di Andrea Lollo e Nunzio Montesano i due collaboratori di giustizia che hanno parlato dei rapporti tra il brigadiere, in servizio a Castello di Cisterna, e Fucito. A quanto si e’ appreso, si sarebbe congedato prima dell’udienza davanti al Riesame. La procura ha oggi depositato nuovi atti di indagine, tra cui anche la documentazione relativa all’acquisto di un’auto da 80mila euro acquistata anni fa dalla figlia all’epoca ventenne.
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