E’ morto Ermanno Olmi, il regista bergamasco di nascita ma altopianese di adozione è deceduto la scorsa notte all’ospedale di Asiago. Aveva ottantasei anni e da tempo era malato. Il suo ricovero d’urgenza è avvenuto tre giorni fa, in seguito all’aggravarsi della malattia e nella notte di domenica il famoso regista italiano, non ce l’ha fatta. Olmi, regista impegnato, sarà sicuramente ricordato per “L’albero degli zoccoli”: un film monumentale di circa tre ore, girato nel 1978, interamente in dialetto bergamasco la cui storia è ambientata a Palosco, nella campagna lungo il fiume Serio. Olmi utilizzò come attori veri contadini, per raccontare la storia di quattro famiglie che vivono in una cascina. L’albero del titolo è quello che uno dei padri taglia di nascosto per ricavarne un nuovo paio di zoccoli per il figlio. Il film ottenne un grande successo di critica, e oltre al festival di Cannes vinse anche il David di Donatello.
Negli anni Ottanta, a causa di una malattia, dovette abbandonare l’attività da regista per diversi anni ma quando tornò girò prima Lunga vita alla signora!, che ruota interamente intorno a una cena di gala e vinse il Leone d’Argento a Venezia, e poi nel 1987 La leggenda del santo bevitore, basato sull’omonimo racconto di Joseph Roth e con protagonista Rutger Hauer, cioè il replicante Roy di Blade Runner. Il film vinse il Leone d’Oro a Venezia.
Nel 1993 girò Il segreto del bosco vecchio, ispirato al romanzo di Dino Buzzati e con protagonista Paolo Villaggio, mentre nel 2001 diresse Il mestiere delle armi, ambientato in Italia nel Cinquecento, che ottenne un buon successo internazionale. Qualche anno dopo partecièò insieme al regista iraniano Abbas Kiarostami e all’inglese Ken Loach a Tickets, un film in tre episodi sui viaggi in treno. In Torneranno i prati, il suo ultimo film, Olmi aveva raccontato le battaglie di trincea sull’Altopiano di Asiago durante la Prima guerra mondiale.
Immediate le prime dichiarazioni sulla scomparsa di uno dei capisaldi del cinema italiani. Maurizio Martina, scrive su Twitter: “Viene prima la dignità delle persone, poi c’è il mercato. Addio Maestro. E grazie dell’amicizia e dell’umanità”. Gentiloni lo definisce “esempio di cultura e di vita e maestro del cinema” e il premier scrive su Twitter: “Con Ermanno Olmi perdiamo un maestro del cinema e un grande esempio di cultura e di vita. Il suo sguardo incantato ci ha raccontato e fatto capire le radici del nostro paese”.
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