Condannati a risarcire lo Stato alcuni docenti dell’Università Partenope che, nonostante avessero un contratto a tempo pieno, avevano svolto senza autorizzazione incarichi professionali retribuiti. Così ha sentenziato la Corte dei Conti il fenomeno diffuso in tutti gli Atenei italiani e che ha spinto, un anno fa, il Nucleo speciale spesa pubblica e repressione frodi comunitarie del Comando generale della Guardia di finanza ad avviare un’analisi sui docenti universitari con contratto a tempo pieno. L’analisi, partita da una serie di banche dati informatici, ha visto a Napoli, il lavoro del Nucleo di polizia tributaria guidato dal colonnello Giovanni Salerno. Il primo screening ha riguardato le facoltà di Ingegneria e Architettura nelle Università Federico II e Vanvitelli. L’ipotesi del danno erariale si concretizza sull’indennità in busta paga riconosciuta a chi svolge attività universitaria in esclusiva. Indennità intascata violando quell’esclusiva. Inizialmente sono state passate a setaccio le posizioni di circa duecento docenti e attraverso anche acquisizioni di documenti con la collaborazione delle strutture universitarie, sono stati individuati quindici docenti nella provincia napoletana di cui due a Napoli città. Secondo l’ipotesi di accusa, svolgevano attività di consulenza per Comuni e società private su collaudi di strutture.
Dopo Architettura e Ingegneria, da gennaio il Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza ha avviato così verifiche in altre facoltà: Giurisprudenza, Medicina, Scienze politiche. Gli accertamenti sono ancora in corso e seguono gli stessi criteri delle prime indagini.
Fino a questo momento, in tutta la regione si contano quarantanove docenti universitari su cui la Corte dei conti campana ha ricevuto segnalazioni dai diversi Nuclei di polizia tributaria.
I rapporti della Guardia di Finanza, come riporta Il Mattino, spiegano i criteri che individuano le attività in contrasto con il contratto di esclusiva: è ammessa la “collaborazione scientifica” pura, ma quando la consulenza riguarda la “risoluzione di problematiche concrete” si sarebbe di fronte ad un vero incarico professionale. Un elemento individuato anche nella sentenza contabile di uno dei primi processi in materia a carico di un docente di Ingegneria di Salerno che fu condannato al risarcimento allo Stato di trentaquattro mila euro (in primo grado erano sessantaquattromila).
Una decisione che, insieme con le sentenze contabili sui docenti della Partenope, fa da precedente di giurisprudenza.
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