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Dall’economia civile alla sharing economy: NaMi, un percorso di andata e ritorno tra Napoli e Milano

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NaMi è un ponte che nasce da Napoli in quanto fu la città partenopea di Carlo III di Borbone, nel 1700, a permettere ad Antonio Genovesi di elaborare il concetto di economia civile; la visione dello studioso napoletano sottolineava infatti la necessità di “una società non mossa esclusivamente dall’interesse egoistico, ma che richiede collaborazione, reciprocità e creatività, per dare vita a forme di ‘economie del noi’ basate su di una razionalità economica più complessa e adeguata alle realtà dei comportamenti delle persone”.
L’economia civile elaborata da Genovesi nelle sue “Lezioni di commercio ed Economia Civile” pubblicate nel 1765, offriva al concetto una forma compiuta ed organica di sistematizzazione e proponeva un’economia intesa come ‘scienza della pubblica felicità’ legata al bene comune. La propensione innata delle persone non è orientata a “scambiare cose” ma per lo più a prestare assistenza reciproca – una sorta di dovere che le persone avvertono quando sono in relazione con gli altri. Questa teoria trovò poi un ampliamento nell’incontro con il pensiero della scuola milanese e di Carlo Cattaneo, con l’emergere di una nuova psicologia per “associare le menti”, a riconoscimento del contributo collettivo necessario per la creatività, in una direzione che certo non si poteva prevedere a metà dell’800, ma la cui importanza si riusciva ad immaginare…. Qui di seguito riportiamo una citazione illuminante di Carlo Cattaneo: «L’intelligenza è la capacità di vedere in una cosa che tutti osservano … qualcosa di nuovo, di inatteso e di promettente. Il lievito che fa fermentare le idee non si svolge in una mente sola. Il genio si tiene per mano alla catena dei suoi precursori».
L’economia civile come alternativa alla formula di turbo-capitalismo anglo-sassone. Si formò perciò tra Napoli e Milano, tra la fine del ‘700 all’inizio dell’‘800, questo ponte, partito appunto dalla concezione di fede pubblica e dalle basi culturali di riferimento del pensiero di Genovesi verso il riconoscimento nascente della creatività che a Milano trovava l’humus adeguato per radicarsi. La rilevanza data a termini come “felicità”, “creatività” e “dono”, coniugati con l’economia, è, secondo i due oratori dell’incontro del 4 maggio Esposito e Bellavista, è una caratteristica di questo “saper cogliere” i flussi sotterranei della Storia, attitudine che contrassegna queste due metropoli, Napoli e Milano. Si è parlato di “senso” e “valori” per contribuire allo sviluppo delle nuove aziende “responsive”, capaci cioè di adattarsi alle contraddizioni di una società protesa alla globalizzazione ma nello stesso tempo attenta alle istanze locali ed identitarie analogico/digitale. In questa ottica un’economia civile e del “noi” con radici storiche ben strutturate può rappresentare un’alternativa alla formula di turbo-capitalismo di origini anglo-sassone.
Schegge di Economia Civile al Festival della Crescita di Napoli
“Il ‘ponte’ Napoli-Milano dell’economia civile. Un percorso di andata e ritorno” è stato uno degli incontri del Festival della Crescita di Napoli (progetto di Future Concept) dal titolo “Schegge di Economia Civile”, una due giorni (3 e 4 maggio 2018) in collaborazione con l’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli che si è svolta presso il Complesso di Sant’Andrea delle Dame. L’economia civile, nata con Antonio Genovesi nel 1752 a Napoli, è stata rilanciata dal Festival della Crescita all’interno di tante riflessioni sul nuovo Rinascimento napoletano; lungo il percorso del Festival partenopeo verranno raccontati i tanti progetti di rigenerazione urbana e civile che interpretano l’innovazione sociale in questa città, sempre in bilico tra genialità inventiva, arte di arrangiarsi e teatralità quotidiana. In chiusura dell’incontro due citazioni dei relatori: “la sharing economy italiana pesca in profondità nella storia proprio partendo dalla scuola partenopea passando per le variegate esperienze cooperative sino a giungere alle ‘social street’, un fenomeno nato in Italia recentemente e che vede l’analogico abbracciare con successo il mondo digitale” afferma F.Bellavista; G.F.Esposito invece chiude così la mattinata: “Nel tempo si è persa la genuina motivazione imprenditoriale “a fare” sopita da un lato dalla rincorsa alla rendita finanziaria, dall’altro dal ruolo delle tecnostrutture manageriali preoccupate dei profitti di breve termine: tutto questo al posto di prospettive di lungo termine e di crescita effettiva, le sole capaci di produrre un benessere duraturo e soprattutto più partecipato”.

Napoli 2018

PUBBLICITA


Articolo pubblicato il giorno 4 Maggio 2018 - 14:48

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