Il procuratore generale di Napoli ha chiesto 16 anni di reclusione per l’accusa di omicidio volontario nei confronti di Aniello Mormile, il ragazzo che il 14 luglio del 2016 era alla guida dell’auto in cui mori’ la sua fidanzata Livia Barbato, scontrati con quella in cui era Aniello Miranda anche lui deceduto, in una folle corsa contromano in tangenziale. In primo grado Mormile era stato condannato a 20 anni di reclusione mentre in Appello potrebbe ottenere uno ‘sconto’ di oltre sei anni. “Non tutti gli omicidi volontari si concludono una persona che taglia la testa a un’altra persona”, ha detto durante la requisitoria il procuratore generale. Cinque chilometri contromano e due vite spezzate. Cio’ che spinse Mormile a lanciare la sua Renault Clio fu una follia tanto lucida quanto implacabile, niente abuso di alcool, ne’ droghe. Il gup Rosa De Ruggiero, accogliendo in pieno l’impianto accusatorio del pm Salvatore Prisco, aveva riconosciuto il 30enne dj colpevole di duplice omicidio volontario al termine del processo celebrato con il rito abbreviato per omicidio volontario con dolo eventuale e non omicidio colposo, come invece chiedevano gli avvocati difensori.
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