Il medico-primario va licenziato subito e senza preavviso, sostiene il manager dell’ospedale Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta. Mario Nicola Vittorio Ferrante, alla dirigenza del nosocomio casertano, si riferisce a una brutta vicenda di “malpractice” avvenuta poco dopo lo scorso carnevale, quando un uomo di cinquantacinque anni, dopo essere stato visitato dal primario nel reparto di Emodinamica e Cardiologia interventistica, viene sottoposto a un intervento chirurgico. C’è però un parametro clinico che manca: il rischio anestesiologico. Il dato viene inserito in cartella clinica da uno specializzando senza tutor un sabato pomeriggio mentre il primario di Emodinamica si allontana dal suo reparto per coprire il turno. Dopo l’intervento chirurgico il paziente muore per un problema legato all’intubazione.
Il medico primario Gregorio Salvarola, sessantasette anni, è finito quindi, come anticipato da Il Mattino, al centro di un’indagine interna avviata dalla Commissione dell’azienda ospedaliera casertana Sant’Anna e San Sebastiano e poi nella relazione del Consiglio di disciplina che decide il licenziamento del primario Salvarola. Scorrendo il suo curriculum si scopre che guadagna circa centoquarantasei mila euro lordi e che, quattro mesi fa, ha depositato una denuncia in Procura a Santa Maria Capua Vetere per lo spostamento dell’unità operativa dall’ospedale all’Università, dove a capo ci sarebbe il figlio di un primario. A tagliare fuori Salvarola, la ratifica della decisione del Consiglio da parte del manager Ferrante, noto per la sua intransigenza e serietà nelle strutture pubbliche a presunti scansafatiche nell’Asl. Ad Avellino, per esempio, dove ha lavorato fino a due anni fa, Nicola Ferrante ha licenziato quattordici “furbetti del cartellino” su ventuno.
Operatori sanitari che dopo aver timbrato il loro ingresso nella sede centrale dell’Asl di Avellino, lasciavano il posto di lavoro per dedicarsi a private incombenze.
L’inchiesta interna è partita in maniera parallela alla denuncia dei familiari del paziente deceduto. Esaminando la cartella clinica, i consulenti della parte civile hanno sottolineato la mancanza della classe del rischio anestesiologico. Un dato essenziale.
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