Avellino. Strage del bus nella scarpata: chiesta una nuova perizia sull’incidente. Tre perizie non sono state sufficienti a chiarire la dinamica dell’incidente che il 28 luglio 2013 provocò la morte di 40 persone, tutte a bordo di un bus turistico precipitato da un viadotto autostradale dell’A16 Napoli-Canosa. Così il giudice monocratico del tribunale di Avellino, dove e’ in corso il processo a carico di 15 persone imputate a vario titolo di omicidio colposo plurimo, disastro colposo e omissioni varie, oltre che di falso in atto pubblico, ha disposto una nuova perizia, indicando in un ingegnere, docente presso l’università di Parma, l’esperto che dovrà valutare la dinamica e le cause dell’incidente. Al consulente del tribunale Felice Giuliani l’incarico sarà affidato nella prossima udienza, fissata per il 16 maggio prossimo. Una decisione che ha suscitato la reazione polemica dei parenti delle vittime presenti in aula, che temono, con la nuova perizia, un rallentamento nell’iter processuale, ormai lungo 5 anni. Il giudice Luigi Buono ha assicurato che fisserà un calendario serrato per arrivare alle conclusioni entro la fine di quest’anno. Nell’udienza di oggi ha reso dichiarazioni spontanee uno degli indagati tra i dirigenti di Autostrade per l’Italia, il responsabile del tronco dell’epoca, Michele Renzi. L’ingegnere ha spiegato il sistema di monitoraggio e manutenzione del tratto autostradale di sua competenza, chiarendo anche i livelli di responsabilità nel servizio e ribadendo che il sistema di protezione era superiore a quello richiesto e adeguato a un tratto che non presenta particolari criticità. Nella prossima udienza il giudice ha accolto la richiesta del pm Rosario Cantelmo di ascoltare nuovamente due testimoni superstiti dell’incidente per chiarire alcuni aspetti della dinamica e del comportamento dell’autista Ciro Lametta, morto nello schianto di Acqualonga. Nelle testimonianze già rese era emerso infatti che i passeggeri avevano avvisato molto prima l’autista di un possibile guasto al bus. Indicazioni che Lametta avrebbe ignorato, proseguendo la corsa fino a perdere totalmente il controllo del mezzo.
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