Era il mese di maggio del 2015 quando Liberato Miccoli massacrò di botte la moglie Angela Della Torre, deceduta dopo un lungo ricovero, il 29 dicembre dello stesso anno in una clinica di Telese Terme: 7 mesi dopo la violenta lite con il marito. Miccoli, secondo la ricostruzione giudiziaria, a seguito di un litigio per futili motivi, avrebbe sbattuto più volte la donna con la testa su una superficie liscia. Da quel giorno, il 20 maggio per l’esattezza, la donna non si è più ripresa. Nel corso delle indagini, inoltre, sarebbero emerse anche una serie di ripetute violenze subite dalla donna nel corso degli anni.
Paolo Itri, pubblico ministero della procura di Vallo della Lucania chiede quindi ai giudici della Corte d’Assise di Salerno “una pena pesante e adeguata alla brutalità del reato commesso” per Miccoli, l’uomo che a Castellabate uccise di botte la di quarantanove anni dopo un lungo ricovero.
Alla richiesta del pm, quindici anni di reclusione, Miccoli si è con le mani in volto ha cominciato a piangere, dando sfogo a tensione e dispiacere. Una requisitoria lunga e precisa durante la quale il sostituto procuratore Itri ha ripercorso tutto quanto accaduto da quel litigio in poi, compreso il calvario di Angela tra un ospedale e l’altro. “Non ho contestato l’omicidio volontario perché Miccoli ha chiesto l’intervento del 118: non è stato lì a guardare la moglie in fin di vita. Ma il suo comportamento è stato comunque grave, molto grave. Qui non si tratta di uno schiaffetto che fa scivolare la donna e le fa sbattere il capo contro lo spigolo di un mobile… Le modalità e la violenza utilizzata avvicinano questo omicidio colposo alla tipologia dell’omicidio preterintenzionale per l’intensità del dolo”, ha detto in aula il pm.
Articolo pubblicato il giorno 20 Aprile 2018 - 09:03
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