Si è svolto con mota sobrietà il funerale di Luigi Cangianiello, il ventsettenne di San Gennarello (frazione di Ottaviano), morto in seguito a un incidente stradale a Pomigliano. La chiesa di San Gennaro era gremitissima, tantissima gente anche nella piazza attigua fin dalle 14.00, quando la salma è arrivata ad Ottaviano. Una folla ha salutato per l’ultima volta il ragazzo, titolare insieme alla famiglia di un supermercato, conosciuto da tutti e stimato per la sua disponibilità e dolcezza. Un atteggiamento molto composto: silenzio e propensione all’ascolto della messa, alla quale hanno assistito in prima fila Aldo ed Antonella, genitori di Luigi e la sorella Genny.
Il sindaco Luca Capasso, che ha proclamato il lutto cittadino, ha tenuto un brevissimo discorso prima dell’inizio della funzione religiosa: “Non è facile trovare le parole in circostanze del genere. L’unica cosa che possiamo fare è stringerci intorno alla famiglia, fare sentire la nostra vicinanza”. Don Raffaele Rianna, invece, nella sua omelia ha affrontato molti argomenti e ha ammesso: “Anche io sono senza parole, è difficile trovare quelle giuste per consolare i familiari e gli amici di Luigi perché l’unica parola possibile è quella di Dio. Nel Vangelo ci viene indicato un percorso di speranza, noi dobbiamo seguirlo insieme alla famiglia di Luigi ed avere fiducia. Sappiamo che non è semplice, ma siamo chiamati a farlo”.
Senza nominarlo esplicitamente, Don Raffaele ha fatto un passaggio su Petro Parashuk, il ventottenne ucraino che, ubriaco e drogato, ha travolto con la sua auto quella di Luigi, Giovanni Coppola e Francesco Ambrosio: “Non importa la sua nazionalità. È una persona che ha scelto di stare dalla parte della morte”. Il parroco si è anche rivolto a Luigi: “Veglia sulla tua famiglia e su Giovanni (attualmente in coma farmacologico): deve salvarsi, deve vivere anche per te”.
“L’amore può essere crocifisso, ma non può morire” – conclude il parroco.
Ieri il pm Anna Musso della procura di Nola ha chiesto la convalida dell’arresto dell’ucraino: nella sua richiesta al gip, il magistrato fa riferimento ai valori alcolemici e alla cocaina assunta dall’uomo, ma anche alle prime testimonianze raccolte la notte stessa dell’incidente dai carabinieri di Pomigliano. I militari ascoltarono subito la versione dei fatti di Francesco Ambrosio, uscito quasi indenne dall’incidente.
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