ULTIMO AGGIORNAMENTO : 7 Settembre 2024 - 21:11
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Terrorismo, l’indagine di Napoli partita da una segnalazione dalla Spagna

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Napoli. E’ partita da una segnalazione dell’intelligence spagnola l’indagine della procura di Napoli che ha portato al fermo, con l’accusa di terrorismo, del richiedente asilo gambiano Alagie Touray. Le autorita’ di Madrid avevano scoperto su Telegram il video del giuramento di fedelta’ al califfo girato dal giovane. Touray e’ stato catturato venerdi’ scorso, giorno della preghiera islamica, all’uscita della moschea di Licola, in provincia di Napoli. Dal suo telefonino aveva cancellato il video, che pero’ e’ stato recuperato dagli esperti informatici. L’inchiesta e’ coordinata dal procuratore di Napoli Giovanni Melillo, con l’aggiunto Rosa Volte e il pm Gianfranco Scarfo’ del pool antiterrorismo. 

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“Giuro di prestare fedelta’ al Califfo dei musulmani Abu Bakr Al Quaraishi Al Baghdadi, nei momenti difficili e facili, nel mese di Rajab giorno 2 e Allah e’ testimone di quello che dico”. Questa la formula del giuramento pronunciata in un video da Alagie Touray, il 21enne del Gambia fermato in provincia di Napoli  con l’accusa di terrorismo. Il giovane gambiano, Alagie Touray, è stato fermato il 20 aprile scorso ma la notizia è stata coperta da riserbo. Il grave indizio a carico di Touray (nato il 10 dicembre 1996) è quello di partecipazione all’organizzazione terroristica conosciuta come Islamic State o Daesh. L’indagine, come hanno sottolineato sia il procuratore di Napoli, Giovanni Melillo, che il capo della polizia, Franco Gabrielli, è stato adottato dalla Procura su attività di indagini frutto di un coordinamento fra Digos della Questura di Napoli e il Ros dei carabinieri. In sostanza, gli inquirenti hanno acquisito un video diffusi sui canali della app Telegram, in cui il giovane prestava giuramento al “Califfo” Abu Bakr al Baghdadi riconosciuto come capo dell’organizzazione terroristica cui sono attribuiti efferati attacchi anche nei territori dell’Unione europea. La registrazione era stata effettuata all’interno del Centro di accoglienza per migranti di Pozzuoli, dove il gambiano era da circa un anno. 

 




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