Scafati. E’ il processo alla casta familiare e politica che per otto anni ha governato la città di Scafati, facendo ‘affari’ con esponenti della criminalità organizzata per ottenere in cambio voti e potere. E’ iniziata stamane l’udienza preliminare a carico dell’ex sindaco Angelo Pasqualino Aliberti, ora agli arresti domiciliari, e di altri 14 imputati. La commissione straordinaria insediata nel comune sciolto per infiltrazioni mafiose si è costituita parte civile contro gli ex politici, per conto del Comune di Scafati. Parte civile nel processo anche gli imprenditori Aniello e Fabio Longobardi, vittime di estorsione, (assistiti dall’avvocato Giovanni Annunziata), e la giornalista Valeria Cozzolino (assistita dall’avvocato Daniele Rossetti), destinataria di minacce il cui mandante sarebbe l’ex sindaco Angelo Pasqualino Aliberti, messe a segno dal fratello Nello Maurizio e da Gennaro Ridosso, in prossimità delle elezioni comunali del 2013.
Dinanzi al Giudice per le udienze preliminari, Emiliana Ascoli, si è aperto il processo nei confronti degli imputati accusati a vario titolo di voto di scambio, estorsione, minaccia, violenza privata, abuso d’ufficio aggravati dal metodo mafioso.
E’ il processo che valuterà le responsabilità di politici e camorristi e scaturito dall’indagine della Dia, sezione di Salerno, denominata Sarastra che ha portato allo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni della criminalità organizzata negli assetti istituzionali del Comune. Dinanzi al Gup Emiliana Ascoli sono imputati oltre all’ex sindaco Aliberti, arrestato per scambio di voto, anche il fratello Nello Maurizio, la moglie la consigliere regionale di Forza Italia, Monica Paolino, l’ex consigliere Roberto Barchiesi, l’ex staffista Giovanni Cozzolino, l’ex vicepresidente dell’Acse (la società in house del Comune di Scafati), Ciro Petrucci, Gennaro Ridosso ritenuto insieme ad Alfonso Loreto – oggi pentito – il capi del clan dominante a Scafati, i fratelli Andrea e Luigi Ridosso. Nello stesso processo anche il filone relativo alle agevolazioni alle ditte di pompe funebri, l’Eternità e Cesarano, per il quale sono a processo il dirigente dell’area economica del Comune Giacomo Cacchione, l’ingegnere Nicola Fienga, Giuseppina Ametrano, legale rappresentante de l’Eternità, Alfonso e Catello Cesarano, amministratori della ditta Cesarano Nicola Pompe funebri, all’epoca dei fatti.
Stamane, nell’aula bunker del carcere di Fuorni, alla presenza degli imputati – assente solo il pentito Alfonso Loreto – il pubblico ministero della Dda, Vincenzo Montemurro ha chiesto il rinvio a giudizio per tutti gli imputati ed ha formulata una richiesta di incidente probatorio per sei testi chiave nel processo che dovrebbero essere sentiti in questa fase preliminare. Diego Chirico (ex assessore), Pasquale Coppola (ex presidente del consiglio comunale, Filippo Sansone (ex amministratore delegato della Copmes), gli imprenditori Fabio e Aniello Longobardi, e la giornalista Valeria Cozzolino dovrebbero – secondo la procura – cristallizzare le loro accuse nella fase preliminare. Sulla richiesta si dovrà esprimere il giudice per le udienze preliminari nel corso della prossima udienza fissata per il 26 aprile.
La difesa di Aliberti, rappresentata dagli avvocati Silverio Sica e Agostino De Caro, da parte sua ha chiesto di sentire in questa fase preliminare tutti gli altri testimoni dell’accusa, inclusi i collaboratori di giustizia, ed ha sollevato alcune eccezioni preliminari, tra le quali la nullità delle ordinanze cautelari a carico di Aliberti per il mancato deposito di alcuni elementi a favore della difesa come l’intercettazione tra i fratelli Andrea e Luigi Ridosso, captata all’indomani delle elezioni comunali del 2013 e l’interrogatorio reso da Luigi Ridosso. Inoltre, la difesa ha chiesto di che vengano dichiarati inutilizzabili tutti gli atti di indagine successivi a marzo 2016 per mancanza di proroghe delle indagini preliminari. Su tutte le eccezioni, il Gup si è riservato la decisione. Si profilano, inoltre, nel processo almeno due richieste di riti alternativi quella per il pentito Alfonso Loreto, già formalizzata dal difensore, Luigi Ferrone, e quella per Luigi Ridosso, difeso dall’avvocato Michele Sarno, per la quale non vi è ancora nessuna ufficializzazione.
L’accusa più grave che pende sugli imputati è quella di scambio di voto politico mafioso: un patto scellerato tra i fratelli Aliberti e Monica Paolino, con esponenti del clan Loreto Ridosso, finalizzato ad ottenere voti alle amministrative del 2013 e alle Regionali del 2015. Con uomini di fiducia messi in posti chiave dell’amministrazione comunale, per consentire al clan di beneficiare di appalti. Roberto Barchiesi, zio dell’ex moglie di Alfonso Loreto, consigliere comunale eletto nella lista ‘Grande Scafati’, sostenuta proprio dai Rifosso-Loreto, e Ciro Petrucci, grande amico di Luigi Ridosso jr, vice presidente dell’Acse, avrebbero vigilato sugli interessi economici che avrebbero dovuto ottenere gli esponenti della cosca durante il periodo in cui Angelo Pasqualino Aliberti era sindaco.
Quello che è iniziato stamane è il primo processo scaturito dall’indagine ‘Sarastra’, sul sistema politico e familistico degli Aliberti e sui loro presunti legami con la criminalità organizzata.
Rosaria Federico
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Articolo pubblicato il giorno 11 Aprile 2018 - 23:00