Dare il via alla “terza Repubblica” con una legislatura costituente, che approvi una legge elettorale e una riforma costituzionale, magari sul modello semipresidenziale francese con ballottaggio. Attraverso un Governo del presidente che duri al massimo due anni. E’ la proposta con cui Matteo Renzi, al ritorno sulla scena pubblica dopo la sconfitta elettorale, prova a rilanciare il ruolo del Pd, per sbloccare l’impasse senza finire a fare “da badanti” a un governo con il Cinque stelle. “Fate voi la proposta”, e’ il messaggio lanciato a Luigi Di Maio e Matteo Salvini: “Il Pd e’ pronto a sedersi al tavolo”. Sul fatto che la proposta potrebbe essere sostenuta dal Pd, non sembrano esserci fin d’ora molto dubbi. Gia’ il 14 marzo Dario Franceschini proponeva un accordo costituente su legge elettorale e riforma monocamerale, e in giornata anche Carlo Calenda rilancia un “esecutivo istituzionale”. E Maurizio Martina ha sempre affermato la “responsabilita'” del Pd. A pochi giorni da una direzione del partito convocata per decidere se aprire a un governo con i Cinque stelle, l’ex segretario, che e’ ancora punto di riferimento della maggioranza del partito, mette una pietra tombale su ogni possibile intesa, sfidando Di Maio a un incontro in streaming che farebbe emergere l’impossibilita’ di un esecutivo insieme. Lo fa con parole che fanno molto irritare i “governisti” del Pd, perche’ – osserva un dirigente che e’ sulla linea di Martina – evoca un eventuale accordo come frutto di “caminetti” che vogliono “spartirsi poltrone da sottosegretario e avere posti nel cda”. Ma l’ex leader non sembra curarsene: se Martina vuol sedersi a fare un confronto in streaming con Di Maio faccia pure, e’ il senso del suo ragionamento, ma poi se ci fosse un governo i Cinque stelle avrebbero buon gioco – per dirne una – ad addossare al Pd il fallimento del reddito di cittadinanza. L’unico governo che i Dem potrebbero sostenere, afferma, e’ uno in cui M5s e Lega si facciano promotori di una stagione costituente, per tornare al voto “tra un anno o due”. Con quale governo? “La formula la decidera’ il presidente della Repubblica” taglia corto Renzi. Quel che conta e’ che ci stiano i vincitori delle elezioni. E potrebbe convenirgli, ragiona l’ex premier: se M5s e Lega non riescono a fare un governo politico – afferma – rischiano di pagare con un calo in un eventuale voto anticipato il “teatrino” di questi cinquanta giorni. Il modello che Renzi ha in mente e’ gia’ messo nero su bianco in Parlamento da due parlamentari a lui molto vicini: Stefano Ceccanti alla Camera e Tommaso Cerno al Senato. E’ un sistema semipresidenziale alla francese. E, come conseguenza, una riforma elettorale a doppio turno di collegio, sul modello dei sindaci. Altro che fare un partito alla Macron: Renzi assicura di volergli copiare il sistema istituzionale. E rimescola con la sua mossa, dalla studio tv di Fabio Fazio, le carte innanzitutto nel dibattito interno al Pd. Adesso, ammettono dalle altre aree del partito, si dovra’ valutare se rivedere il contenuto stesso della direzione. Ma si aspettano innanzitutto le reazioni di Salvini e Di Maio. Domani, sono convinti i renziani, potrebbe aprirsi una partita tutta nuova.
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