Chissa’ cosa gli sara’ passato per la mente nel momento in cui si lanciava nel vuoto. “Non sono all’altezza” aveva lasciato scritto nel biglietto di scuse indirizzato ai genitori. Forse ha pensato per l’ultima volta a quel brutto voto ricevuto in un compito in classe e a papa’ e mamma che, secondo lui, non avevano quel figlio modello in cui speravano tanto. Andava male a scuola e per lui questo era un peso insopportabile nei confronti della famiglia, tanto da decidere di farla finita. Si e’ suicidato lanciandosi dal quarto piano della palazzina dove abitava con i genitori in centro a Mantova, il ragazzino di 15 anni trovato esanime, oggi pomeriggio, nel cortile interno dopo un volo di 12 metri. Inutili i soccorsi. Il 15enne e’ morto un’ora dopo al pronto soccorso dell’ospedale Carlo Poma di Mantova dove era arrivato in fin di vita. L’eliambulanza era atterrata poco distante, nel campo attiguo allo stadio Martelli, ma e’ poi decollata vuota. La tragedia si e’ consumata nel primo pomeriggio quando il ragazzino, i cui genitori sono molto noti in citta’, era solo in casa. E’ andato sul balcone, ha scavalcato la ringhiera e si e’ lanciato nel vuoto. Sulla tavola aveva lasciato un biglietto indirizzato ai genitori in cui chiedeva scusa “per non essere stato all’altezza”. Il 15enne, figlio unico, frequentava il secondo anno in un liceo cittadino: il profitto lasciava a desiderare, ma come per tanti della sua eta’, niente di drammatico. Forse il brutto voto ricevuto in un recente compito in classe potrebbe aver scatenato in lui la tempesta che l’ha condotto al suicidio. A dare l’allarme i vicini di casa che avevano sentito il tonfo. Sul posto sono arrivati subito i soccorsi, con i vigili del fuoco e gli agenti della Polizia locale. La via stretta a poche centinaia di metri dal centro storico si e’ riempita in un battibaleno di persone attonite che volevano testimoniare la loro solidarieta’ ai genitori e ai nonni nel frattempo corsi all’ospedale. Poco dopo e’ arrivato anche il sindaco Mattia Palazzi. La vicenda di Mantova, pur con i dovuti distinguo, richiama alla mente il caso di Giada, la ragazza 26enne molisana suicidatasi il giorno della laurea all’universita’ di Napoli, forse schiacciata dal peso di non aver mai superato alcun esame e di non averlo mai detto ai familiari. Per il giorno della sua laurea aveva convocato tutti, genitori, fratello e fidanzato e poi si era lanciata dal tetto dell’ateneo. Anche lei, forse, non si sentiva “all’altezza” come il ragazzino di Mantova. Che, invece, per interrompere la sua breve vita ha scelto la solitudine di un tiepido pomeriggio di primavera a casa, approfittando dell’assenza dei genitori che si sentiva di aver gia’ deluso troppo.
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