La procura di Milano ha chiuso le indagini, in vista della richiesta di rinvio a giudizio, per 11, tra ispettori e agenti di polizia penitenziaria del carcere di San Vittore, per la vicenda con al centro presunte minacce e pestaggi di un tunisino di 50 anni, detenuto per tentato omicidio, che sarebbero avvenute tra il 2016 e il 2017 per ‘punire’ l’uomo che nel 2011, quando era in cella a Velletri, aveva denunciato altri agenti per furti in mensa e percosse e per impedirgli di essere teste al processo.Il pm Leonardo Lesti ha notificato l’avviso di chiusura delle indagini per intralcio alla giustizia, lesioni, falso e, tra l’altro, sequestro di persona in quanto in uno dei due episodi di pestaggio, il migrante sarebbe stato portato in un luogo separato della casa circondariale. Uno degli agenti, inoltre, lo scorso novembre e’ stato arrestato per aver intimidito un compagno di cella del tunisino chiamato a rendere testimonianza. Tunisino che, da quasi un anno a Opera, lo scorso febbraio, in video conferenza ha deposto nel procedimento a Velletri. A sporgere denuncia era stato proprio il tunisino, Ismail Ltaief, assistito dall’avvocato Alessandra Silvestri. Da qui le indagini e poi, lo scorso novembre un incidente probatorio davanti al gip Chiara Valori, per ‘cristallizzare’ le asserite vessazioni e botte denunciate dal tunisino mentre si trovava a San Vittore confermati tra l’altro da due testi oculari e da una consulenza medico legale che attribuisce i segni di violenza che l’uomo aveva sul corpo a oggetti (per esempio tirapugni) non compatibili con quelli che si trovano in genere in cella. Gli agenti di San Vittore indagati, sono stati trasferiti altrove e anche la vittima da giugno dell’anno scorso si trova ad Opera e risponde del tentato omicidio di un egiziano in un ‘boschetto della droga’.
Articolo pubblicato il giorno 26 Aprile 2018 - 14:58