Oggi, martedì 24 aprile, alle ore 18.30 presso il circolo Arci Ferro 3.0 (via Chiesa Madre, Scafati), “La città obliqua” – Sicurezza, povertà, socialità, migranti.
Organizzato da Sguardi Contemporanei, l’incontro intende portare avanti una riflessione, a Scafati, sui temi che intersecano le politiche sulla sicurezza urbana, sull’immigrazione e le politiche sociali, partendo da esperienze concrete di riscatto e di inclusione già esistenti in Campania.
Su questi temi sono stati invitati per un contributo: Anselmo Botte, dirigente della CGIL Salerno, che per tutta la vita ha svolto ricerche sul campo sulla presenza degli immigrati in Campania, puntando l’attenzione sul bracciantato agricolo straniero e lo sfruttamento del caporalato.
Per una prospettiva sul tema della sicurezza urbana abbiamo coinvolto invece Marcello Ravveduto, docente di Public and Digital History all’Università di Salerno, che da sempre si è occupato di “strade”: le strade della microcriminalità e della violenza mafiosa che ancora fanno vittime innocenti in Campania. Infine, Alessandro Buffardi, un giovane cooperatore che a Castelvolturno, il comune con la più alta presenza migrante in regione, anima insieme a tante e tanti giovani campani un’esperienza preziosa: “Casa di Alice”, una sartoria sociale che coinvolge donne migranti, un laboratorio creativo permanente che costruisce lavoro in un bene confiscato alle mafie promuovendo la cultura della solidarietà e della giustizia sociale. L’introduzione sarà affidata a Raffaella Casciello della sezione Anpi “Bernardino Fienga” di Scafati.
Si legge nella presentazione: “A dieci anni dall’inizio della crisi economica, che ha investito tutto il mondo Occidentale, a farne le spese sono state maggiormente le città che hanno subito gli effetti nefasti del vincolo del patto di stabilità che ha drasticamente ridotto le risorse da investire in servizi e welfare. La situazione è ancora più preoccupante nel Mezzogiorno d’Italia dove si sommano ai ritardi strutturali, la riduzione della capacità di intervento dei governi, la longa manus della mafie, l’assenza di una visione complessiva che sia in grado di risollevare i comuni, molti dei quali soffocati dall’indebitamento. In questa condizione, la percezione della insicurezza, dell’esclusione, degli squilibri, della frammentazione, delle diseguaglianze, delle povertà sono aumentate sensibilmente. La crisi ha generato e incrementato nuove povertà, meccanismi di paura, rabbia, rassegnazione, un senso di abbandono. Per questo abbiamo deciso di porci il problema di come sia possibile raggiungere una coesione sociale e territoriale capace di ricostruire una comunità cittadina, la nostra, che va sempre più smarrendo la propria identità e la propria capacità di apertura e confronto. Contro la paura e la rabbia vogliamo offrire uno sguardo differente a partire dalle problematiche che riguardano la nostra provincia e costruire un discorso positivo sull’inclusione di chi si sente ed è ultimo, dei migranti, la liberazione dalle mafie ed esperienze concrete di costruzione di comunità meticce. Senza cedere al fascino delle semplificazioni e dei discorsi dominanti, per “La città obliqua” abbiamo scelto questi compagni di strada per avviare un approfondimento ragionato sul tema.”
Articolo pubblicato il giorno 24 Aprile 2018 - 12:16