“Per favore, lasciami”, ha implorato al suo assassino che menava fendenti al cuore. Queste le ultime parole di Antonio Alexander Pascuzzo prima di morire, il 18enne italoperuviano di Buonabitacolo nella Vallo di Diano in provincia di Salerno trovato morto il pomeriggio del 14 aprile scorso a otto giorni dalla sua scomparsa. Il racconto choc degli ultimi momenti di vita del ragazzo sono stati raccontati con una lucidità disarmante dal suo assassino, Karol Lapenta di origini polacche ma adottato da una famiglia del luogo. Un omicidio per 50 grammi di marijuana e tutto premeditato come lo stesso assassino ha raccontato. “Ci eravamo dati appuntamento per acquistare la droga, lui voleva 500 euro per 50 grammi di hashish. Ero andato sul luogo con l’intenzione di fare quello che ho fatto per avere la droga senza pagarlo, ho preso il coltello in macelleria e l’ho fatto”. Ieri, come riporta l’edizione di Salerno de Il Mattino, l’assassino, rinchiuso nel carcere di Potenza e in attesa di essere sottoposto a una perizia psichiatrica, è stato ascoltato dal gip alla presenza del suo avvocato Michele Di Iesu. Il suo racconto è da brividi: “A un certo punto Perù (il soprannome dato dagli amici ad Antonio Pascuzzo ndr) ha appoggiato lo stupefacente vicino alle tavole che chiudono uno degli accessi al capannone e in quel momento mi ha guardato aspettando che io gli dessi il denaro. A quel punto, senza dirgli nulla l’ho colpito con il coltello che avevo nella mano destra che non avevo fatto vedere al Perù. Dopo averlo colpito si è accasciato a terra e gli ho dato un calcio in testa. Non so perché. Ricordo di avergli dato due coltellate, le altre non le ricordo. Per favore lasciami, mi ha detto. L’ho trascinato per le braccia fino al greto del torrente distante circa 15 metri e l’ho fatto rotolare giù. Dopo sono tornato in dietro, ho preso la bicicletta con la quale ero arrivato sul luogo dell’appuntamento e l’ho gettata all’interno del capannone dismesso attraverso una finestra, ho preso la droga e sono andato alla Cupola per stare con gli amici. Ho lasciato il coltello su un muretto lungo la strada, l’ho ripreso dopo, l’ho messo nello zaino avvolto in dello scottex. Il giorno dopo l’ho riportato in macelleria. Mi aveva venduto già della droga e non avevo debiti con il Perù.Non ho detto a nessuno quello che ho fatto, e sul posto sono ritornato il sabato mattina, quello del ritrovamento, per sincerarmi che il suo corpo stesse ancora lì dove lo avevo fatto rotolare”. E’ un racconto che non ha bisogno di commenti: Karol Lapenta è accusato di omicidio premeditato per motivi abietti, e agito con crudeltà, occultamento di cadavere e rapina.
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