Napoli, cadavere di un pony ritrovato tra i rifiuti nelle discariche sotto al Ponte Fiat nella zona industriale. Il video
Napoli. “Parlerò con i pm ma in separata sede”: un annuncio quello di Luca Materazzo, accusato di aver ucciso il fratello Vittorio, che ha dato una svolta alla prima udienza del processo a suo carico davanti alla Corte d’Assise di Napoli. Materazzo che ha sempre respinto ogni accusa, ha sostenuto – rendendo dichiarazioni spontanee – di voler contribuire alla ricostruzione dei fatti con ‘cose’ di cui è a conoscenza ‘ignorate dai pubblici ministeri’. Rivelazioni che vorrebbe rendere in ‘separata sede’ così come ha annunciato stamane. Le dichiarazioni sono arrivate al termine della prima breve udienza del processo che vede Luca Materazzo imputato per aver ucciso con numerose coltellate il fratello, l’ingegnere Vittorio Materazzo il 28 novembre 2015. A voce bassa, Luca – che ha sempre respinto le accuse – ha esordito rammaricandosi del coinvolgimento nella vicenda di un imprenditore (”un padre di famiglia”) indagato per favoreggiamento per avergli dato ospitalità poco dopo il delitto, quando Luca non era ancora formalmente ricercato, per quanto tutti i sospetti fossero già indirizzati su di lui. Dalle sue dichiarazioni e’ legittimo immaginare che l’imputato voglia proporre agli inquirenti una pista alternativa. L’udienza si è aperta con la lettura del capo di imputazione da parte del presidente della Corte, Giuseppe Provitera: omicidio aggravato dell’aver compiuto il delitto ai danni di un familiare, e dalla premeditazioni. Due circostanze che, in un eventuale verdetto di condanna, potrebbero anche determinare il massimo della pena. Nel capo di accusa viene sottolineato che l’ingegnere – con il quale l’imputato era in conflitto per motivi economici – fu ammazzato con 40 coltellate inferte al torace, alle spalle, al volto e alla gola. Poi il presidente ha dato la parola ai pm Luisanna Figliolia e Francesca De Renzis, ai legali dell’imputato, gli avvocati Gaetano e Maria Luigia Inserra, e ai difensori della moglie della vittima e di tre sorelle che si sono costituite parte civile, gli avvocati Arturo e Errico Frojo e gli avvocati Gennaro Pecoraro e Simona Lai. La Corte ha accolto le liste dei testimoni indicate dalle parti e una serie di fonti di prova. Il confronto tra accusa e difesa sarà incentrato, sulla base delle richieste formulate dalle parti, anche sull’esito degli esami biologici sui reperti sequestrati. Si ritorna in aula il 9 maggio.
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