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Napoli, ‘Pisellino’ attirato in trappola da persone che conosceva

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Gli investigatori sono convinti che “Pisellino” sia stato attirato in una trappola da persone delle quali si fidava. L’omicidio del 19 enne pusher del rione Conocal potrebbe essere risolto i tempi brevi se la pista seguita con maggiore attenzione da parte dei carabinieri, che conducono le indagini sotto il coordinamento della Dda di Napoli, si rivelerà quella giusta. E in questo contesto potrebbero dare  ulteriori spunti agli investigatori i suoi familiari che sicuramente conoscono le amicizie e i rapporti del loro congiunto ucciso. Ed è molto probabile che non si sia trattato neanche di un agguato riconducibile alla guerra di camorra in atto nella zona orientale di Napoli tra le varie famiglie criminali che si stanno affrontando da mesi a suon di stese e attentati per il predomino delle piazze di spaccio proprio a Ponticelli e nel rione Conocal diventati terra di conquista dopo gli arresti del clan D’Amico “Frauella” e quelli dei nemici dei De Micco “Bodo”. C’è un particolare che orienta gli investigatori verso un omicidio non propriamente di camorra. Ed è l’arma usata dal killer: ovvero una semiautomatica che difficilmente un sicario che va a compiere una missione di morte usa. Poi c’è lo spessore criminale del ragazzo: Emanuele Errico e con i suoi 19 anni e nonostante fosse ai domiciliari per scontare una condanna per droga e nonostante sul suo profilo facebook appaia come un accanito sostenitore dei D’Amico “Fraulella” e dei Minichini. I post a favore della donna boss uccisa nell’ottobre del 2015 Nunzia D’Amico a’ passilona, di Mariano Abbagnara, il baby killer del clan D’Amico e ancora ad Antonio Minichini altra vittima della guerra contro i De Micco, testimoniano la sua fedeltà e la sua appartenenza al gruppo criminale ma lui era un semplice pusher. E a meno che, cosa poco probabile, negli ultimi tempi non si era messo in testa strane manie da boss, il suo omicidio potrebbe essere ricondotto a qualcosa di personale. Anche se sempre maturato in ambienti criminali e di camorra. Lo studio del suo telefonino oltre a quello che diranno i suoi familiari potrà essere molto utili agli investigatori per individuare quanto meno il movente e la matrice dell’omicidio. Sembra invece venire meno il ruolo, almeno in questa fase, della persona ferita che si trovava con lui. Rosario Ciro Denaro, 30 anni, piccolo pregiudicato di Volla, che comunque conosceva e frequentava la vittima, potrebbe invece essere rimasto ferito per errore dal sicario che ha centrato alla schiena Emanuele Errico durante la disperata fuga. La sua posizione naturalmente  è al vaglio degli investigatori. Lo è o lo rimane perché “Pisellino” nei giorni scorsi avrebbe avuto una lite proprio a Volla con alcune persone. Era quindi evaso dagli arresti domiciliari, come aveva fatto la sera dell’omicidio trovandosi sotto casa in via al Chiaro di Luna. Cosa faceva?Chi aspettava e con chi aveva appuntamento? O meglio chi glielo aveva dato e chi ne era a conoscenza? Visto che invece di presentarsi la persona attesa si è presentato il killer. O la persona con la quale aveva appuntamento e il killer sono gli stessi? E quindi Emanuele Errico quando si è reso conto di essere caduto in una trappola ha cercato di fuggire ma è stato centrato alla schiena da un colpo che si è rivelato fatale. Gli investigatori hanno anche guardato in queste ore le immagini delle telecamere private poste in zone per cercare di trovare frame utili alle indagini. La svolta potrebbe essere vicina.

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Articolo pubblicato il giorno 28 Aprile 2018 - 12:55


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