“Vedi, una statua gli devono fare… una statua… una statua allo zio Ciccio che vale. Padre Pio ci devono mettere allo zio Ciccio e a quello accanto… Quelli sono i Santi”. Cosi’ uno dei mafiosi fermati dalla Dda di Palermo che ha messo in cella boss e favoreggiatori del latitante Matteo Messina Denaro a marzo scorso parlavano, non sapendo di essere intercettati, di Matteo Messina Denaro e del padre Francesco, capomafia di Castelvetrano morto nel 1998. Don Ciccio e il figlio vengono accostati dai due interlocutori, uno dei quali cognato del boss ricercato, ai santi e a padre Pio, e vengono idolatratati: “Io ho le mie vedute… che c? vuoi?”, prosegue uno dei due. “Significa essere colpevole? Arrestami. Che spacchiu (cavolo ndr) hai? Che fa? non posso dire quello che penso?”. “E’ potuto essere stragista… cosa minchia sia a me? le cose giuste”, spiega uno dei due che fa un paragone tra i boss alla classe politica. “Voialtri tanto mangiate. State facendo diventare un paese… l’Italia e’ uno stivale pieno di merda… uno stivale pieno di merda… le persone sono scontente? questo voi fate? e? glielo posso dire? Arrestami… che minchia vuoi?”.
Il procuratore capo di Palermo, Francesco Lo Voi, in conferenza stampa, parlando dell’operazione che ha portato al fermo di 22 persone indicate come vicine al boss latitane Matteo Messina Denaro ha spiegato: “Stiamo indagando sull’omicidio del 6 luglio dell’anno scorso di Giuseppe Marciano’, genero del boss di Mazara del Vallo. Un omicidio riconducibile al gruppo mafioso attorno a Matteo Messina Denaro. Abbiamo registrato pochi giorni fa intercettazioni di persone che volevano scappare e per questo abbiamo adottato i provvedimenti di fermo.Dalle intercettazioni – ha aggiunto – si registra un attaccamento e una venerazione nei confronti di Matteo Messina Denaro paragonato ai santi. Tra gli arrestati figurano sei capi mafia dei due mandamenti di Castelvetrano e Mazara del Vallo. Le persone fermate avevano a disposizione armi modificate, per evitare comparazioni balistiche. Sono state ritrovate nel corso delle perquisizioni. Inoltre, dalle indagini e’ emerso che i mafiosi avevano un’attenzione maniacale per i sistemi di comunicazione protetti e usavano in maniera accorta i cellulari. Ci sono state continue bonifiche nelle auto per evitare intercettazioni – ha spiegato il magistrato -. Abbiamo registrato intercettazioni in cui si parlava contro i pentiti. I mafiosi hanno anche commentato la morte di Toto’ Riina, discutendo anche di una possibile ascesa di Messina Denaro dopo la morte di Riina”. Invece il capo della Squadra mobile di Palermo, Rodolfo Ruperti, conversando con i giornalisti, in merito all’operazione ha spiegato: “Matteo Messina Denaro e’ un latitante molto attento. E’ cresciuto a scuola di latitanza con il padre. E’ un latitante che pero’ resta legato alle dinamiche mafiose territoriali. Anche nella scelta di nuovi capi mafia – ha aggiunto – abbiamo registrato l’ascesa del giovane Dario Messina, poco piu’ che trentenne, appena uscito dal carcere per un omicidio. Ha preso il posto del vecchio capo mafia Vito Gondola, nel mandamento di Mazara del Vallo. Anche queste ascese sono il frutto dell’appartenenza che queste persone hanno con Cosa nostra. In particolare Dario Messina e’ parente di Giovan Battista Consiglio, personaggio coinvolto nell’attentato di via Fauro del 1993 contro Maurizio Costanzo”.
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