Le impronte di un inedito Mussolini, non calvo ma con i capelli, in una foto della polizia svizzera, che erroneamente lo chiama Benedetto anziché Benito; il cartellino fotosegnaletico di un giovane Sandro Pertini all’epoca della sua condanna per attività antifascista; il sequestro e l’omicidio di Aldo Moro; l’uccisione del capo della Squadra mobile di Palermo Giorgio Boris Giuliano; le stragi di Capaci e di via D’Amelio; i pizzini di Bernardo Provenzano; il conflitto a fuoco e la morte del terrorista di Berlino, Anis Amri. Tracce autentiche di un libro autentico che non ha bisogno di parole! Sono soltanto alcuni dei Frammenti di Storia – L’Italia attraverso le impronte, le immagini e i sopralluoghi della Polizia Scientifica, mostra fotografica allestita dall’8 al 14 aprile presso lo Spazio Risonanze dell’Auditorium Parco della Musica di Roma, con ingresso libero per il pubblico dei visitatori ed orario dalle 10 alle 18. Eventi drammatici che hanno segnato l’Italia del Novecento e dei primi anni di questo secolo: stragi, omicidi, catastrofi naturali, eventi diversi gli uni dagli altri ma legati da un filo rosso rappresentato dal lavoro della Polizia Scientifica, eccellenza della Polizia di Stato con una storia ormai ultracentenaria. Se una delle attività più caratterizzanti della Polizia Scientifica è quella di cristallizzare la scena del crimine, con la mostra si è voluto fermare l’attenzione su vicende che hanno segnato la vita del nostro Paese, ricordi indelebili per chi li ha vissuti, monito per i giovani che visiteranno la mostra ed invito a non ripetere gli errori del passato. La prospettiva è quella del poliziotto, che in momenti così tragici deve mettere da parte le sue emozioni per svolgere con lucida professionalità l’attività di sopralluogo per la raccolta di prove e la ricerca dei colpevoli. E tanti di quei frammenti raccontano proprio le vicende di estremo sacrificio di uomini delle istituzioni (poliziotti, magistrati, politici) che si sono immolati per servire lo Stato. Eroi di cui si è scelto di non mostrare le immagini dei loro corpi a terra perché restino sempre vivi nella memoria dei loro familiari, degli amici, di coloro che li hanno conosciuti, ma anche di tutti quelli che si riconoscono negli stessi valori di libertà e di giustizia per cui hanno perso la vita. La mostra, che diventerà itinerante su tutto il territorio italiano, non rappresenta però soltanto un’operazione nostalgia. La porta rimane aperta alle sfide del Terzo Millennio con la rivoluzione dell’era digitale, in cui la Polizia Scientifica continua a stare al passo dell’innovazione tecnologica e a sfruttare l’evoluzione delle scienze forensi per migliorare la risposta al cittadino a presidio di diritti fondamentali. Nelle parole del Capo della Polizia, Prefetto Franco Gabrielli ”Una memoria storica che deve diventare un ulteriore stimolo per assolvere fino in fondo la missione assegnata alla Polizia Scientifica: allinearsi sempre con le esigenze della contemporaneità, per continuare ad essere un imprescindibile punto di riferimento per il Paese”. (
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