E’ stato condannato a 19 anni e 4 mesi di carcere Massimo Bianchi, 61 anni della provincia di Caserta che lo scorso anno ucciso con tre colpi di pistola Maria Bianchi, la donna di 49 anni che proprio lui aveva salvato dalla furia assassina dell’ex marito che le aveva inferto 25 coltellate. E Massimo Bianchi, dipendente della Comunita’ Montana di Monte Maggiore, dopo un anno la uccise per gelosia, o forse perche’ la donna voleva interrompere la relazione. Il pm aveva chiestoo la condanna all’ergastolo ma peril giudice Orazio Rossi del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere sono sufficienti 19 anni e 4 mesi di carcere.
Una storia assurda quella di Maria e Massimo. L’uomo lo scorso anno era al telefono con lei quando l’ex marito, Angelo Ruggiero, attualmente in carcere, cominciò a menare fendenti. la colpì ben 25 volte. Ruggiero la sera del 18 giugno del 2016, aspettò che i figli uscissero di casa. Poi si arrampicò sul tubo di scolo della grondaia e mise a origliare la moglie che l’aveva lasciato dopo una violenta aggressione, nell’aprile precedente. Lei stava parlando con il suo nuovo fidanzato al telefono e allora perse la testa. Entrò in casa aveva con se un coltellino svizzero a lama corta: la colpì 25 volte alle braccia e dalle gamba, a un fianco e al petto. Massimo Bianchi, l’uomo che ieri l’ha uccisa, era al telefono, sentì tutto e allora riagganciò la telefonata e chiamò la figlia di Maria. La ragazza si precipitò in casa e chiamò i soccorsi. Maria fu in coma per giorni e dopo più di un mese fu dichiarata fuori pericolo di vita. Suo marito, Angelo Ruggiero, fu arrestato quella sera stessa. E’ stato condannato a tredici anni di carcere.
La sera prima dell’omicidio Maria e Massimo avevano litigato e lui la notte avrebbe piantonato la casa della compagna per controllare i suoi movimenti fino alle 5 del mattino. Poi le telefonò e prese un appuntamento per chiarire. La donna lo attese nella piazzetta vicino casa, nel centro storico di Dragoni, seduta su una panchina posta a fianco dell’ ingresso di una chiesetta. Bianchi arrivò a bordo della sua auto, scese già con la pistola in pugno. La 49 enne urlò “no”, ma lui fece fuoco tre volte uccidendola. Poi si fermò accanto al corpo esanime, a vegliarlo, in attesa che arrivassero i carabinieri ed impedendo a chiunque di avvicinarsi.
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