In data 12 aprile 2018, la Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, in virtù della grave situazione di degrado
ambientale preesistente nella Provincia di Caserta, causata tra l’altro dagli smaltimenti illegali di rifiuti speciali pericolosi e non, con conseguenti danni al territorio, ha emanato una direttiva volta a sensibilizzare le attività di rilevazione e di contrasto agli abbandoni indiscriminati di rifiuti da parte della Provincia di Caserta e dei Comuni ricompresi nel proprio circondario, al fine di potenziare l’azione di contrasto. Occorre, infatti, porre un argine a tale fenomeno con azioni mirate per una efficace azione di contrasto attraverso una stretta collaborazione istituzionale da parte dei singoli Comuni e della Provincia, proprio in ragione della loro diretta conoscenza diretta del territorio. Ed infatti, le difficoltà che si possono
incontrare sono proprio quelle relative all’individuazione, nei rispettivi territori, talora estesi, dei luoghi ove maggiormente si concentrano le attività di deposito o di abbandono incontrollato di rifiuti. Pertanto, sia la Provincia di Caserta che i Comuni sono stati invitati ad eseguire una geolocalizzazione dei luoghi dove più frequentemente avvengono i depositi o abbandoni incontrollati di rifiuti. Non solo, ma occorre altresì procedere in detti siti, attraverso le ditte preposte al servizio di smaltimento, ad un’analisi – ove possibile – della qualità del rifiuto che consenta di distinguere se si tratti di
un rifiuto urbano o di un rifiuto derivante da un’attività economica. In tale ultimo caso, va individuata la tipologia del rifiuto, al fine di poterlo attribuire ad una determinata attività produttiva. Ciò consente, infatti, d’individuare la fonte inquinante e, pertanto, la singola attività produttiva (dichiarata o anche al nero) di tale rifiuto, il cui esito verrà comunicato alla Procura della Repubblica per il tramite della Polizia Locale.
Ulteriore attività di prevenzione e di contrasto del fenomeno dell’abbandono incontrollato dei rifiuti può essere quella dell’utilizzo dei sistemi di video controllo (ai fini dell’accertamento degli illeciti ambientali), peraltro già adottata da parte di qualche Ente comunale. Si tratta di apparati mobili cosiddette. “foto trappole”, senza l’utilizzo di cartelli informativi, il cui controllo può essere remotizzato a distanza. Tale utilizzo rientra nell’esercizio delle attività demandate alla polizia giudiziaria ai sensi dell’alt. 55 c.p.p..I singoli Comuni e l’Ente Provincia, per quanto di propria competenza, sono stati invitati a valutare la possibilità di installare detti apparecchi mobili nell’ambito dei rispettivi territori in specie nei luoghi di maggiore allarme.
Le Polizie Locali e Provinciali (presso le quali possono essere remotizzate le visualizzazioni delle risultanze delle immagini riprese da tali apparecchiature) provvederanno agli opportuni monitoraggi e relazioneranno a questa Procura della Repubblica. In tal modo, il patrimonio conoscitivo verrà acquisito da quest’Ufficio e posto a disposizione della
Polizia Giudiziaria operante, con auspicabile miglioramento dell’azione di contrasto ai crimini ambientali.
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