Vincenzo Costagliola era stato condannato in primo grado a 24 anni di reclusione perche’ ritenuto il responsabile dell’omicidio di Maurizio Lutricuso, 24 anni, ucciso il 10 febbraio 2014 a Pozzuoli, in provincia di Napoli, per una sigaretta negata al boss. Questa mattina la quarta sezione di Corte d’Assise d’Appello di Napoli lo ha assolto da ogni accusa ritenendo la ricostruzione dei pentiti inattendibile. Determinante e’ stata anche l’ammissione di un altro indagato, all’epoca dei fatti 15enne, che si e’ addossato ogni colpa, riferendo ai magistrati di aver premuto lui il grilletto della pistola ferendo Maurizio al petto e poi uccidendolo con un colpo di pistola alla testa. Difeso dall’avvocato Giovanni Abet, Costagliola e’ stato assolto con formula piena. Resta detenuto perche’ condannato per camorra e droga in quanto ritenuto esponente di primo piano del clan Sibillo, il gruppo di giovani camorristi che tra il 2014 e il 2016 hanno seminato il panico al centro di Napoli con sparatorie e agguati mortali. La Quarta Corte d’Assise d’Appello ha invece condannato a 20 anni Giovanni Cerbone, 21enne del centro storico accusato invece dell’omicidio di un’altra vittima innocente: Tahar Manai, un indiano di 46 anni, colpito tra i vicoli di Forcella per provare la nuova pistola che il ragazzo stava armeggiando per il clan al quale apparteneva.
Eppure solo nel mese di ottobre il boss pentito Vincenzo Amirante aveva nuovamente accusato Costagliola raccontando ai giudici come si sarebbe svolti i fatti. le sue dichiarazioni erano state portate dalla pubblica accusa agli atti del processo di Appello. Aveva detto Amirante: “Posso riferire di molti fatti di sangue. Uno dei questi è l’omicidio di Lutricuso, quel ragazzo ucciso per futili motivi all’esterno della discoteca. Ad ucciderlo fu Vincenzo Costagliola, mentre a vantarsene era il ragazzo che stava con lui e che è stato condannato. Costagliola prese la pistola dall’auto e gli sparò in petto e poi alla testa. Perché aveva risposto male e si era permesso di rifiutare una sigaretta che il boss aveva chiesto per fare uno spinello”.
Morì così, per gioco, Maurizio Lutricuso un giovane di 24 anni, davanti all’uscita di una discoteca di Pozzuoli il 10 febbraio del 2014, il Private One, al termine di una rissa scoppiata per motivi banali. Costagliola in primo grado era stato condannato a 20 anni di reclusione mentre a 23 anni era stato invece condannato Salvatore I., detto Tore ‘o maligno”, minorenne all’epoca dei fatti, che si è auto accusato di essere l’esecutore materiale dell’omicidio.
“Sì, va bene, sono stato io. Ammetto la mia responsabilità, sono stato io a ucciderlo”. Così in aula il minorenne conosciuto da tutti nei vicoli di Forcella come Tore ‘o maligno e legato alla “Paranza dei Bimbi”, aveva ammesso in aula le proprie responsabilità in merito all’omicidio di Maurizio Lutricuso- Il ragazzo era stato ucciso perché aveva osato schiaffeggiare Tore ‘o maligno all’interno della discoteca dopo che questi con toni guappeschi gli aveva chiesto una sigaretta.
Il ragazzo legato in maniera particolare al defunto boss Pasquale Sibillo poi si vantò al telefono del suo gesto.”L’ho sciattato, l’ho ucciso, dici la verità Giuliano, ti è piaciuto? Sette botte. Ma davvero stai facendo? Quello è venuto sotto a me , ha chiavato un pacchero, è partito direttamente con il pacchero è partito. Gugliè, l’ho sfondato, trasc, bunget, poi mi ha pigliato il compagno e mi ha alzato per aria”.
Cosi il killer parlava con il suo sodale ignorando di essere intercettato. Il finale si commenta da solo: “Ma che me ne fotte di questa storia, ordiniamo due saltimbocca…” .
(nella foto da sinistra il boss pentito Vincenzo Amirante, Vincenzo Costagliola e la vittima Maurizio Lutricuso)
Articolo pubblicato il giorno 3 Aprile 2018 - 17:50