Castellammare di Stabia. Appalti e posti di lavoro in cambio di mazzette, una truffa di poco più di 200mila euro a danni di un piccolo imprenditore edile della città delle acque. E’ quanto sarebbe emerso nel processo che vede coinvolti Salvatore Favoloro e la moglie Rosa Esposito nell’udienza celebratasi questa settimana. I due coniugi sono accusa di truffa e tentata estorsione. Secondo gli investigatori Favoloro avrebbe millantato contatti influenti con i vertici dell’azienda tanto da riuscire a pilotare nuovi posti di lavoro ed appalti. Nell’ udienza di questa settimana sono stati ascoltati due testimoni, uno dei quali ha dichiarato di non conoscere Salvatore Favoloro e che la proposta di lavoro gli era arrivata indirettamente e non per mezzo di Favoloro. L’altro invece, Luigi D’Auria, imprenditore nel settore edile ha raccontato che nel corso della sua amicizia con Salvatore Favoloro lo stesso gli aveva proposto l’affare dei posti di lavoro, proponendogli anche la partecipazione a gare esterne a Fincantieri. L’imprenditore D’Auria nel lontano 2009 denunciò Favoloro e la moglie aprendo le danze dell’indagine messa in piedi dalla Procura di Torre Annunziata. D’Auria ha riferito che i “200mila euro dovevano servire ad oliare i meccanismi” per la vincita delle gare e per dare corpo alla truffa l’imprenditore avrebbe anche falsificato documenti che attestavano l’assegnazione di gare alla sua ditta. Anche Favoloro è stato ascoltato dalla Procura. Ha precisato che la moglie, difesa dall’avvocato Carmine Iovino, non c’entra nella questione, ha confermato i rapporti con l’imprenditore D’Auria e si è scusato per non avergli restituito quasi tutti i soldi. Non ha potuto perché è andato in malattia e non ha più lavorato, precisando che quei soldi erano stati versati dall’imprenditore a titolo di amicizia. Non si trattava assolutamente di tangenti. Era danaro a “titolo di prestito personale per la partecipazione ad altri affari legati all’ edilizia e non a Fincantieri”. L’imputato ha anche disconosciuto la truffa dei posti di lavoro. Una tesi supportata anche da altre persone offese che hanno dichiarato di non aver mai avuto contatti con Favoloro e che la proposta di lavoro sopraggiungeva da altre persone e non dall’attuale imputato. Sulla tentata estorsione Favoloro ha precisato, nel corso della deposizione, che all’epoca cui si riferiscono i fatti era in coma. L’avvocato, Olga Coda, ha anche provveduto a depositare relativa documentazione medica. La prossima udienza è convocata per il 2 maggio e in quell’occasione saranno ascoltati i testimoni della difesa.
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