“Mi hanno fatto uscire dal programma di protezione senza un motivo. Sono stato abbandonato dallo Stato dopo sette anni. E ora non so più come andare avanti con una famiglia e con un bimbo piccolo di poco più di due anni che è nato durante il periodo in cui ero sotto protezione. Io non chiedo di vivere ma almeno di farmi sopravvivere per far crescere questo piccolo”. Parole e firma di Giuseppe Esposito detto ‘o maccarone, 53 anni, boss fondatore del famigerato clan Sarno di Ponticelli, cugino di Ciro ‘il sindaco’, e degli altri fratelli. Esposito, uno dei protagonisti della spietata strage del bar Sayonara a Ponticelli (novembre 1989, con 6 morti di cui 4 innocenti e numerosi feriti) è agli arresti domiciliari, dopo venti anni trascorsi in carcere. Deve scontare un’altra dozzina di anni di arresti in casa. “Posso uscire di casa per tre ore al mattino e tre ore la sera – spiega – ma dove vado? Non ho neanche i soldi della spesa. E non posso andare da nessuna parte a chiedere lavoro. Chi mi prende a questa età e con il mio curriculum criminale? Non capisco questa decisione della Procura di Napoli. Eppure io mi sono sempre comportato bene durante il programma di protezione. Mi fa rabbia questa cosa perché due anni fa dopo la ‘nuova stagione’ di omicidi a Ponticelli nella nostra famiglia con le uccisioni di Mario Volpicelli e Giovanni Sarno si è deciso di portare via dal quartiere e proteggerli circa 60 persone legate da vincoli familiari e di affiliazione. E io che sono uno dei fondatori del clan e che ho collaborato con lo stato dopo sette anni vengo scaricato senza motivo? Eppure Papa Francesco e il cardinale Sepe e tanti parroci napoletani non invitano sempre i camorristi a pentirsi, a convertirsi e a deporre le armi?. Ebbene io l’ho fatto. E a che è servito? E’ giusto che io sia stato abbandonato come un giocattolo che non piace più? Che devo fare? Mettermi un corda al collo?”.
Articolo pubblicato il giorno 13 Aprile 2018 - 18:16