Con la sentenza di oggi del Consiglio di Stato, che annulla la nomina di Francesco Eriberto D’Ippolito a difensore civico della Regione Campania, si scrive una nuova puntata di una telenovela che non conosce fine. Una vicenda dalla quale emergono due dati ineludibili. L’uno, che negli ultimi otto anni il Consiglio regionale, tra componenti di maggioranza e buona parte dei membri delle opposizioni, ha puntualmente violato le disposizioni dettate con sentenze dei giudici amministrativi, assumendo comportamenti volutamente illegittimi pur di attenersi ad una logica spartitoria che una logica spartitoria che non tiene conto di titoli e professionalità acquisiti. L’altro, che a farne le spese sono i cittadini di questa regione, privati di una figura fondamentale e costretti a pagare di tasca propria le spese legali per sentenze che hanno puntualmente dato torto alla Regione Campania. Una tale condotta non poteva non portare alla decisione dei giudici di nominare un commissario ad acta e che rischia oggi di far ravvisare per la Regione un’ipotesi di danno erariale. Oltre ad aver costretto l’ente a resistere in giudizio per otto anni, con la sistematica condanna al pagamento degli oneri processuali, è infatti evidente anche la perdita di un valore immateriale, essendo stato negato ai cittadini campani il diritto di rivolgersi a un difensore. Ma è chiaro che sia per questa maggioranza che per quella che l’ha preceduta, poco o per nulla ha contato l’interesse dei cittadini a fronte di quello di piazzare gli amici sulle poltrone che contano”. E’ quanto denunciano il capogruppo regionale del Movimento 5 Stelle Gennaro Saiello e la consigliera regionale M5S e presidente della Commissione Trasparenza Valeria Ciarambino.
“Un comportamento reiterato di superficialità e negligenza che il Movimento 5 Stelle ha sistematicamente denunciato e lo ha fatto anche in occasione della nomina di D’Ippolito, l’8 febbraio scorso quando, con una procedura assolutamente irrituale, è stato convocato un consiglio monotematico senza passare per la Conferenza dei capigruppo, pregiudicando di fatto la posizione delle opposizioni. E’ paradossale che sarà un commissario ad acta a dare seguito a una disposizione che era già contenuta in una sentenza del 2012. Una disposizione per otto anni sistematicamente violata dal Consiglio regionale, ma le cui conseguenze ricadranno invece sui cittadini”.
Articolo pubblicato il giorno 27 Aprile 2018 - 18:46