Oggi Facebook attiva in cima al newsfeed, ossia il flusso di notizie di tutti gli utenti una funzione che consente ai suoi utenti di essere informati su chi ha visto i suoi dati utilizzati da Cambridge Analytica, al centro di un socialgate senza precedenti. La funzionalità ad hoc presenta anche un link che mostra tutte le app che vengono utilizziate e le informazioni da esse condivise, permettendo quindi agli utenti di decidere se cancellarle o meno. Intanto in Italia, dove i profili a rischio sarebbero 214.134 su 31 milioni di utenti, si stanno muovendo i Garanti di privacy e concorrenza. Arturo di Corinto su “Il Fatto” parla di “una evidente mossa difensiva prima che Zuckerberg stesso si pronunci sull’accaduto davanti al Congresso Usa il giorno dopo, martedì 10 aprile. Non solo. La società ha anche candidamente ammesso che tutti i suoi 2,2 miliardi di utenti dovrebbero supporre che altri ‘malicious actors’, hacker criminali e stati canaglia, abbiano compromesso le loro informazioni pubbliche sfruttando gli strumenti di ‘Ricerca’ della piattaforma per scoprirne l’identità e raccogliere informazioni ancora più dettagliate sulla maggior parte di loro”. “La vicenda della raccolta illegale dei dati personali di 50 milioni di utenti di Facebook, poi diventati 87 milioni e finiti a Cambridge Analytica – prosegue l’esperto di nuove tecnologie -, potrebbe essere solo la punta dell’iceberg. La società ha però dichiarato di aver disattivato la funzione che consente a chiunque di trovare altri utenti inserendo numeri di telefono o indirizzi e-mail nello strumento di ricerca di Facebook per facilitare l’individuazione di ‘amici’ con lo stesso nome o scritti in un alfabeto difficile da digitare. Il rischio, secondo il social network è che, impossessatisi nel ‘Dark Web’, delle informazioni personali sottratte agli utenti nei databreach degli ultimi anni – i più famosi sono quelli di DropBox, LinkedIn, Yahoo!, Adobe e Youporn – i criminali abbiano usato software automatici per inserire indirizzi e-mail e numeri di telefono nella casella di ricerca per scoprire i nomi completi degli interessati, insieme ad amicizie, foto del profilo e città natale, per poi rivolgersi specificamente a loro utilizzando tecniche di ingegneria sociale o altri attacchi informatici”.
Articolo pubblicato il giorno 9 Aprile 2018 - 08:04