Arresti domiciliari per Vincenza Dipino, la 57enne di Ravello accusata dell’omicidio della scafatese Patrizia Attruia, per motivi di gelosia torna a casa. E’ la clamorosa decisione accolta dai giudici dopo la decisione della Corte d’Assise d’Appello che aveva ridotto da 23 a 9 anni di carcere la sua condanna riconoscendole un ruolo secondario nell’omicidio. La richiesta avanzata da suoi legali di fiducia, gli avvocati Stefania Forlani e Marcello Giani, riporta a casa la donna che era in carcere dal marzo del 2015. Andrà ad abitare , molto probabilmente, nella stessa casa dove si è consumato il delitto. Resta in carcere invece il suo compagno Giuseppe Lima che è diventato il principale responsabile di quell’omicidio e per il quale nel processo che si sta celebrando con il rito abbreviato il pm Giancarlo Russo ha chiesto 30 anni di carcere. un omicidio passionale dettato dalla difficile convivenza di un “Ménage à trois” nella casa di Ravello dove la scafatese Patrizia Attruia aveva trovato ospitalità: la donna fu uccisa e fu ritrovata in una cassapanca. La Dipino si accusò dell’omicidio ma come hanno stabilito i giudici dell’appello quella confessione fu “forzata” per salvare Lima del quale la donna era succube e innamorata. E ora dopo tre anni di carcere torna a casa.
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