Da noi intervistato, il medico scafatese Antonio MORLICCHIO, psichiatra e studioso meridionalista della Valle del Sarno, prima di concludere la propria intervista, ci precisa: “ Torniamo a Lòngola e alla questione della preistoria della Valle del Sarno: tutto deve essere ridiscusso per il fatto che la nostra Campania va rivelando una sempre più importante fase preistorica, da etichettare ut sic “campana”.
Lo interrompiamo per dirgli: La grande facies culturale della Protostoria campana però già si profilò al termine degli scavi archeologici condotti con profitto dal misconosciuto DALL’OSSO nei territori prima inesplorati di S. Valentino Torio e San Marzano.
La riscoperta della Protostoria Campana deve andare quindi di pari passo con la rivalutazione della figura dell’archeologo preistorico Innocenzo DALL’OSSO, suo primo scopritore, per questo motivo avversato e calunniato. Vale la pena però di ricordare anche che l’emiliano DALL’OSSO arrivò a Napoli che non si era del tutto spenta l’eco della grande operazione truffaldina con la cerchia rotshildiana dell’affarismo internazionale e dei mercanti d’arte consumatasi per il Tesoro di Boscoreale, con il complice silenzio della Soprintendenza napoletana, impegnata a guardare altrove.
Ma quali furono gli altri protagonisti minori della scena Napoletana?
Quanti i protagonisti prezzolati dal Potere? L’allora Ministero per le Antichità lasciò fare? Morlicchio risponde: “Il Ministero se ne lavò le mani, ipocritamente. Altri protagonisti minori della vicenda furono il Soprintendente Archeologo Ettore PAIS, un sardo anch’egli affiliato alla Massoneria, il quale poi divenne un fervente fascista pluripremiato e finanche un Senatore del Regno a Roma. PAIS si servì di archeologi stranieri per ostacolare le ricerche della Pompei preistorica avviate da DALL’OSSO.” Morlicchio continua così:
Ettore PAIS coprì omertosamente, l’allora Direttore degli Scavi di Pompei Antonio SOGLIANO, che arrivò al punto da cancellare dagli atti della Soprintendenza le attività da ricercatore preistorico svolte da DALL’OSSO a Pompei.”
E’ ancora MORLICCHIO che parla. E a lui ci rivolgiamo ancora chiedendo: Possibile che nessuna voce si sia alzata in sua difesa, in una Napoli ancora percorsa da fermenti antisavoiardi? “A Napoli una voce autorevole e libera da condizionamenti si alzò forte e chiara, quella di Benedetto CROCE”.
In effetti il filosofo liberale, napoletano di adozione e per scelta, in quel periodo dirigeva la rivista Napoli Nobilissima. E sappiamo che nelle sue pagine CROCE curava anche una propria rubrica, con lo pseudonimo di “Don Fastidio”, consapevole di arrecarne ai potenti di turno.
“Appunto” ricomincia Morlicchio. “Benedetto Croce fu un fermo oppositore della teoria Pigoriniana sulle radici nordeuropee della preistoria italica. Croce contestò a PAIS pure la nuova organizzazione data ai percorsi turistici, in seguito allo spostamento dell’Ingresso degli Scavi dall’area di Porta Marina a quella dell’Anfiteatro pompeiano. Croce ne criticava lo scopo – nemmeno troppo recondito – di avvicinare i flussi turistici diretti agli Scavi a quelli religiosi diretti al Santuario di Pompei creato da Bartolo LONGO.”
Oggi può sembrare incomprensibile una posizione di tal genere, quindi ci dobbiamo domandare quali fossero le reali intenzioni di CROCE, in quel momento storico. Morlicchio riprende e dice: “Il filosofo adombrò un patto recondito tra l’affiliato frammassone PAIS e l’ex affiliato alla Massoneria Bartolo LONGO. Croce denunciava un asse clericalmassonico, insomma.”
Dunque, la questione DALL’OSSO tendeva ad assumere toni “ideologici” accentuati, nonostante che l’ambito originario fosse strettamente scientifico, anche perché le scoperte di DALL’OSSO sulla preistoria campana erano invise sopra tutto a quelli che oggi chiameremmo “i poteri forti” del Regno d’Italia, saliti sul carro risorgimentale prima e sulla piattaforma savoiarda poi.
Dagli atti storici risulta che altri archeologi pompeianisti si mobilitarono contro DALL’OSSO. A questo punto è legittimo pensare che essi furono mobilitati dal PAIS per mandato proveniente da Roma. Sullo sfondo della vicenda di DALL’OSSO risulta immanente la figura di PIGORINI, impegnato a Roma nella scalata nel mondo accademico archeologico e in quello politico romano.
“Certamente. I collegamenti ci sono e vanno ricercati per capire veramente i fatti accaduti. Ettore PAIS ad un certo punto conferisce a Giovanni PATRONI, uno studioso estraneo alla Soprintendenza l’incarico di valutare le scoperte segnalate da DALL’OSSO nella Valle del Sarno. E l’influente accademico PATRONI al termine dell’incarico arrivò addirittura ad irridere il giovane studioso preistorico.”
PATRONI infatti affermò che i tanti pali ritrovati da DALL’OSSO nei suoi scavi nella Valle del Sarno meritavano forse l’attenzione dei Botanici, non certo quella degli Archeologi! E questa fu la occasione che aspettavano i suoi avversari….Innocenzo DALL’OSSO fu infangato, screditato, addirittura deriso dal Mondo Accademico dell’Archeologia e dovette accettare il trasferimento nelle Marche. Ma anche là DALL’OSSO seppe farsi apprezzare al punto di gettare le basi per la costituzione del Museo Nazionale di Ancona incentrato sulla cultura dei Piceni.
Oggi, dopo la scoperta di Lòngola, con le centinaia di pali infissi a difesa delle sponde degli “isolotti” lagunari, sappiamo tutti che DALL’OSSO, il precursore di Lòngola diceva il vero. Chiudendo l’intervista Antonio MORLICCHIO si consente un’ultima battuta:“Il tempo ha fatto giustizia. Sarebbe il caso che anche noi contemporanei facessimo altrettanto, restituendo la dignità di studioso a Innocenzo DALL’OSSO.”
Ci dica come dr Morlicchio: “Esattamente come ha proposto il giornale ‘Cronache della Campania’: Intitolandogli il Parco Archeofluviale di Longola”.
Federico L.I. Federico
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