Casavatore. Morì nel 2013 a 65 anni per una cirrosi epatica trasformatosi in cancro al fegato, dopo anni di sofferenze per aver contratto nel 1974 l’epatite C, durante un ricovero per una gravidanza agli ospedali Riuniti di Napoli. I familiari hanno ottenuto il risarcimento dallo Stato ed il Ministero della Salute è stato condannato a pagare i danni. La donna di Casavatore era deceduta alla fine del 2013 a 65 anni, dopo una lunga malattia e i familiari hanno deciso di rivolgersi all’avvocato Maurizio Albachiara per ottenere giustizia per quei lunghi anni di sofferenza. Nel 1974 la signora era stata sottoposta ad una trasfusione di sangue agli Ospedali riuniti di Napoli: in quella circostanza – a causa di quel sangue infetto – contrasse l’epatite C. Si accorse della malattia nel 1999 quando fece un controllo occasionale. Da quel momento le sue condizioni di salute sono andate via via peggiorando, fino a quando la malattia si è trasformata in cirrosi eatica e poi in un cancro al fegato. Dopo la sua morte gli eredi hanno avviato la richiesta di risarcimento dei danni. A ottobre del 2014, infatti, la Commissione Medico Ospedaliera di Roma ha accertato il nesso causale tra la malattia epatica e la trasfusione nonché tra l’aggravamento della patologia ed il decesso. L’avvocato Albachiata ha citato in giudizio il Ministero della Salute: dopo la fase istruttoria e l’ammissione dei consulenti tecnici di ufficio pochi giorni fa la VI Sezione del tribunale civile di Napoli – giudice Paola Martorana – ha emesso sentenza in cui condanna il Ministero a risarcire il danno non patrimoniale a favore degli eredi della vittima con una somma di 697mila euro oltre agli interessi, le spese mediche e le spese funerarie. Il Ministero della Salute è stato condannato per l’omessa vigilanza sulle sacche di sangue in quanto aveva l’obbligo di controllo sul sangue umano utilizzato per uso terapeutico. “Ancora una volta è stata fatta giustizia per gli eredi della vittima – sottolinea l’avvocato Albachiara, esperto in casi di malasanità per danni da sangue infetto – anche in questo caso è stata applicata la prescrizione decennale con decorrenza dalla data della morte. Ciò significa che tutti coloro che vogliono agire per vie legali lo possono far entro dieci anni dalla perdita del proprio caro”.
Articolo pubblicato il giorno 13 Aprile 2018 - 11:15