La difesa di don Michele Barone cercherà di dimostrare che la ragazzina tredicenne era realmente posseduta dal demonio e per questo le benedizioni del prete di Casapesenna erano l’unica strada percorribile per provare ad aiutarla. Teoria oscurantista che si scontra evidentemente con la posizione dei pm che sostengono invece che gli esorcismi sulla tredicenne siano stati delle “torture medievali” che le hanno provocato una lesione permanente.
È stato notificato ieri il decreto di giudizio immediato per il sacerdote, per i genitori della vittima e per il vicequestore di polizia Luigi Schettino. E, perlomeno per la parte che riguarda don Barone, si preannuncia un processo come quello che seguì le vicende di Annaliese Michel, la giovane donna morta in Baviera nel 1975. La famiglia della ventiquattrenne, come ricorda Il Mattino, si convinse che fosse posseduta dal demonio e l’affidò alla Chiesa. In realtà Annaliese manifestava paralisi degli arti, uno smisurato accrescimento del torace, rigidità improvvisa del corpo e l’impossibilità di parlare. Sintomi simili a quelli della ragazzina del casertano, portata dal sacerdote in pellegrinaggio con un collare e costretta a ingerire l’ostia e l’acqua santa nella quale il sacerdote sputava. Storie simili ma con esiti, fortunatamente, diversi: Annaliese morì e i genitori e l’esorcista furono condannati per omicidio colposo. La piccola del casertano, anche se malridotta, con un orecchio sfregiato dal piede del prete e dalle manovre che il sacerdote esercitava per costringere il diavolo lasciare il suo corpo, è viva. Per la Procura i genitori della ragazzina sono responsabili dei maltrattamenti in concorso col prete. Stessa accusa per il poliziotto Luigi Schettino che tentò anche di ostacolare la denuncia sporta dalla sorella della ragazzina.
Ma contro il prete ci sono anche le accuse di due ex adepte che sostengono di essere state abusate sessualmente sia a Casapesenna che durante i pellegrinaggi a Medjugorie. In questo caso, le vittime sono maggiorenni e hanno già testimoniato nel corso dell’incidente probatorio che ha cristallizzato la prova e consentito ai pm Alessandro Di Vico e Daniela Pannone di chiedere il giudizio immediato. Ma anche ciò che raccontano le due ventenni ha delle analogie sorprendenti con le vicende di Annaliese. Parlano di esorcismi filmati, e i video sono stati ritrovati, e affermano che a Casapesenna c’è una ragazzina che, dopo essere stata “liberata dal demonio” da don Barone, si è trasformata in una veggente e che “attraverso di lei parlano la Vergine Maria, l’angelo e Gesù”. Anche Annaliese sostenne di aver avuto contatti con la Madonna, tanto che la sua tomba è tutt’oggi meta di pellegrinaggi.
Se da un lato le due ragazze hanno confermato gli abusi sessuali subiti, dunque, dall’altro sembrano convinte che a Casapesenna si verificassero fenomeni paranormali. Una delle due, incalzata dall’avvocato di don Barone, durante l’incidente probatorio ha dichiarato che “nel corso delle benedizioni” le comparivano “dei tagli sulle braccia”. Il penalista le ha chiesto, esibendo una dozzina di foto che appunto ritraevano le ferite, se non le si aprisse anche una specie di “s” sulla lingua, ma in questo caso la ragazza ha spiegato che quella era l’impronta dell’apparecchio per i denti. A ogni modo, dalla natura delle domande rivolte alla ragazza, sembra che la difesa intenda sostenere l’esistenza del demonio o, quanto meno, provare che quelle benedizioni erano il giusto rimedio per persone ritenute possedute dal maligno. La prima udienza è fissata per giugno dinanzi al tribunale di Santa Maria Capua Vetere.
Articolo pubblicato il giorno 24 Aprile 2018 - 08:11