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Camorra: ‘Qui sono nato e qui morirò, rione Conocal’. E così è stato. La funesta profezia di Emanuele ‘Pisellino’ Errico

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“Qui sono nato e qui morirò, rione Conocal”. E così è stato. La sua profezia si è avverata. Emanuele “Pisellino” Errico, è stato ucciso, come geli stesso forse inconsapevolmente aveva previsto, ieri sera al via Chiaro di Luna al rione Conocal di Ponticelli. Un solo proiettile alla schiena gli ha perforato un polmone e non gli ha lasciato scampo. Inutile la corsa alla vicina Villa Betania. E’ morto prima di entrare in sala operatoria. Piccolo spacciatore 19 anni, ex calciatore, e soprattutto legato a doppio filo al clan D’Amico “Fraulella” del Conocal, quello sgominato due anni fa con il maxi blitz Delenda con quasi 90 arresti. Sul profilo facebook del ragazzo ucciso ci sono foto e post che non lasciano dubbi sul sul legame con il clan D’Amico. Uno zio è tra gli arrestati e condannati nel maxi blitz. C’è una foto che ritrae Nunzia D’Amico, la donna boss, la “passilona” assassinata sotto casa nell’ottobre del 2015. E due mesi dopo, quando aveva soli 16 anni, Pisellino aveva posta quella foto con la scritta “Si a vita mij passllo”, racchiusa in una stella e con un cuore spezzato. Ma Emanuele Errico era anche grande amico di Mariano Abbagnara, il baby killer del clan D’Amico diventato famoso per essere stato il protagonista del docufilm di Michele Santoro “Robinù”. Alcune fotomontaggi lo ritraggono con Abbagnara e in uno si legge la scritta ’O mbiancon, sì frat’ a vit”. Abbagnara era soprannominato “faccia janca”. E poi ancora prima in un post del 2014, ricorda Antonio Minichini, figlio del boss Ciro, ucciso nel 2013 insieme con Gennaro Castaldi:  “Nessuno muore sulla Terra finché rimane nel ricordo di chi resta”, aveva scritto. E ancora “Conocal Comanda”, e “Posso soffrire d’amore ma non di carcere”. Insomma nessun dubbio sul suo legame con i “Fraulella”. Errico doveva essere agli arresti domiciliari. E invece era sotto casa con il pregiudicato di Volla, Rosario Ciro Denaro di 30 anni, rimasto ferito da un proiettile alla gamba. E’ stato più fortunato: ne avrà per 30 giorni. E proprio a Volla che porta una pista importante. Qualche giorno fa il 19enne ucciso, continuando a violare il regime degli arresti domiciliari sarebbe andato proprio a Volla: qui avrebbe incontrato alcuni personaggi legati ad ambienti della criminalità organizzata della zona con i quali avrebbe avuto un violento litigio. La presenza del pregiudicato di Volla rimasto ferito nell’agguato di ieri potrebbe avere un significato importante ai fini investigativi. I carabinieri che conducono le indagini, sotto il coordinamento della Dda, lo hanno già interrogato. Sono stati sentiti anche familiari ed amici della vittima. Una svolta importante potrebbe arrivare dall’analisi del telefono che è stato sequestrato. Non si esclude che vi siano chat e messaggi che possano ricondurre alle persone con le quali aveva appuntamento ieri sotto casa quando è stato ammazzato. Una cosa è certa qualcuno lo ha tradito e ha avvisato i killer della sua presenza in strada.


Articolo pubblicato il giorno 27 Aprile 2018 - 09:18

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