E’ confermato lo scioglimento del consiglio comunale di Crispano in provincia di Napoli disposto a gennaio dello scorso anno con un decreto del Presidente della Repubblica per infiltrazioni della criminalita’ organizzata. L’ha deciso il Tar del Lazio con una sentenza con la quale ha respinto un ricorso proposto dall’ex sindaco Antonio Barra e dagli allora consiglieri comunali di maggioranza, sul presupposto che “il provvedimento dissolutivo impugnato risulta immune dai vizi dedotti”. Con il ricorso si contestavano tutti gli atti che hanno portato allo scioglimento dell’amministrazione pubblica che era stata eletta in seguito alla tornata elettorale del 31 maggio 2015. In particolare, la relazione prefettizia alla base del decreto presidenziale aveva posto in evidenza “una precisa linea di continuita’ – ne da’ conto il Tar in sentenza – tra le amministrazioni che hanno retto le sorti del comune dal 2002, con la sola interruzione del periodo di gestione commissariale, caratterizzata dall’uso distorto dei pubblici poteri per favorire soggetti collegati direttamente o indirettamente con gli ambienti malavitosi”. Per i giudici amministrativi “il quadro indiziario complessivamente emerso dagli accertamenti istruttori, e valutato come significativo di una gestione amministrativa poco lineare, rende ragionevolmente plausibile la conclusione per la quale l’attivita’ dell’ente era, sia concretamente che potenzialmente anche per il futuro, permeata e permeabile a possibili ingerenze e pressioni da parte della criminalita’ organizzata”. In piu’, per il Tar tutti gli elementi raccolti “considerati nel loro insieme e inseriti nello sfondo di riferimento, possono essere ritenuti idonei a configurare i presupposti di concretezza, univocita’ e rilevanza richiesti ai fini dello scioglimento del Consiglio comunale, con il fine di prevenzione teso ad evitare anche il solo rischio di infiltrazione da parte della malavita organizzata gia’ presente sul territorio”.
Articolo pubblicato il giorno 4 Aprile 2018 - 13:51