Antonio Esposito, detto o’ sapunaro presunto boss di Camorra arrestato oggi nell’ambito di una inchiesta della Dda di Napoli, negli anni scorsi ottenne 110 mila euro dallo Stato come risarcimento per ingiusta detenzione: l’uomo, dopo una condanna all’ergastolo in primo grado, era stato assolto con sentenza definitiva dall’accusa di avere ucciso un immigrato per futili motivi. Dalle rivelazioni di alcuni collaboratori di giustizia e’ poi emersa la sua responsabilita’ nel delitto, ma per questo Esposito non potra’ piu’ essere processato, in base al principio del “ne bis in idem”. Ad Esposito, che e’ detenuto per un altro omicidio, il provvedimento restrittivo e’ stato notificato in carcere. Esposito, infatti, dopo essere stato scarcerato per il delitto dell’immigrato a Maddaloni fu arrestato nuovamente con l’accusa di avere ucciso il capo di una piazza di spaccio di Maddaloni che, durante la sua detenzione, aveva gestito autonomamente l’attivita’ illecita, senza versare le percentuali al boss. E’ stato nell’ambito di quest’ultima indagini, coordinata da procuratore aggiunto Luigi Frunzio e dal pm della DDA Francesco Landolfi, che sono venuti alla luce sia il ruolo di primo piano rivestito da Esposito nel traffico di droga, sia le sue presunte responsabilita’ nel delitto dell’immigrato per il quale venne assolto. A proposito della gestione e controllo del traffico di droga a Maddaloni e nei comuni vicini sono emersi i criteri di come il gruppo criminale legato al clan Belforte si approvvigionava e spacciava cocaina, hashish e crack. Il controllo operato sul commercio degli stupefacenti, secondo quanto emerse dalle indagini, era stato prima gestito da Antonio Esposito, nella sua veste di reggente del locale gruppo camorristico, e poi da Antonio Mastropietro, che assunse la gestione del clan dopo l’arresto di Esposito avvenuto il 31 agosto 2016. A loro, i singoli spacciatori erano costretti a versare varie somme di danaro oltre a sostanze stupefacenti destinate al loro consumo personale per poter continuare la loro vendita illegale.
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