Caivano. ‘Marcolino’ era sul libro paga del ‘Dio’ del Parco Verde, Pasquale Fucito ‘o marziano, organico al clan Sautto-Ciccarelli. Marcolino è Lazzaro Cioffi, brigadiere fino a pochissimo tempo fa in servizio a Castello di Cisterna, che aveva una sua ‘squadretta’ specializzata nei controlli al Parco Verde. A parlare di lui, tanto da far aprire un’inchiesta parallela a quella che ha portato all’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare a carico di Bruno Giordano e dei suoi uomini, è stato Andrea Lollo, neo collaboratore di giustizia, ex ‘uomo fidato’ di Giordano. Quando ad ottobre scorso, Lollo ha deciso – da uomo libero – di avviare la sua collaborazione con le forze dell’ordine, quello di ‘Marcolino’ Cioffi è stato uno dei primi nomi che ha fatto. Il brigadiere, in servizio a Castello di Cisterna, ha avuto un ruolo fondamentale per Pasquale Fucito: lo informa di blitz e perquisizioni e si mette a disposizione di tutti i componenti dell’organizzazione. I due si frequentano anche con le rispettive mogli come fossero amici. Fucito è ritenuto un ‘Dio’ nel parco Verde di Caivano, tiene sotto controllo oltre 40 piazze di spaccio e dà soldi a tutti, oltre che cocaina a ottimi prezzi. “Prende 20 chili a settimana dall’Olanda – spiega Andrea Lollo – a volte arriva anche a 120-130 chili al mese”. Pasquale Fucito, appena 36enne, ha avuto l’imprimatur per il rifornimento delle piazze dal boss Nicola Sautto, suo parente acquisito, al quale elargisce 50mila euro al mese dai suoi guadagni: “ad Antonio Ciccarelli o a Nicola Sautto, a secondo di chi era libero, Fucito consegna 50mila euro” racconta Andrea Lollo.
Il nucleo dell’ordinanza che ha portato all’arresto di Fucito, Cioffi, ed altri 15 indagati è però il legame tra il boss del Parco Verde e il brigadiere dei carabinieri. Dopo le dichiarazioni di Lollo, che riscontravano quelle rese da Nunzio Montesano, arrestato nel 2016, affiliato agli Scissionisti di Secondigliano, con Vincenzo Notturno prima e con Arcangelo Abete dopo, viene avviata un’indagine serrata su Lazzaro Cioffi che viene monitorato dai colleghi. Ed è proprio durante le indagini che, due carabinieri della sua squadra lo avvisano, delle indagini in corso e del fatto che è intercettato anche lui. Tanto che, si evince dall’ordinanza firmata dal Gip Francesca Ferri, vi sono almeno altri due carabinieri indiziati di aver svelato segreti sull’indagine in corso. I due sono stati convocati in Procura e hanno avuto modo di ascoltare le accuse mosse nei loro confronti.
Lollo, in ogni caso, dà una spinta decisiva alle indagini e racconta all’antimafia di Napoli di Marcolino Cioffi: “La prima volta l’ho visto prima dell’estate 2015 mentre ero sotto casa di Pasquale (Fucito, ndr) al parco Verde di Caivano: eravamo io e Pasquale fermi a parlare mia moglie era in macchina con le miei figlie – una 500 L nera- all’improvviso, era di sera circa le 21.30, arrivò nel parco Verde ad andatura lenta una Delta di colore grigio con tre persone a bordo, Pasquale mi disse, non ti muovere questo è Marcolino, del quale Pasquale mi aveva già parlato come di un Carabiniere amico, in quanto corrotto. Marcolino era al lato passeggero, un’altra persona guidava la macchina ed un terzo dietro, tutti in borghese. Marcolino scese mi salutò con la mano, senza chiedermi documenti o altro, si prese a Pasquale sotto il braccio e se ne andò sotto i porticati. Si trattennero a parlare almeno 20 minuti, io rimasi ad aspettare. Quando ritornò Marcolino si rimise in macchina ed andò via, Pasquale mi disse che gli aveva chiesto notizie su un latitante tale Manganiello delle Case Celesti, perché si diceva all’epoca che stava per Caivano”. Secondo Lollo, Fucito era un confidente di ‘Marcolino’ ma gli faceva recuperare solo della droga ‘senza arresti’. “Fucito gestiva le piazze di spaccio il rapporto era ormai fiduciario, nel senso che chi gestiva la piazza di spaccio comprava il quantitativo e lo doveva comunque pagare sia che lo vendeva sia che glielo sequestravano è questa una regola. Fucito quindi non aveva nessuna perdita dai sequestri di droga che faceva fare a Marcolino perché comunque gliela pagavano. Chiaramente non faceva arrestare nessuno, ma faceva solo sequestrare la cocaina. Ovviamente il rapporto era reciproco con Marcolino che come vi ho detto avvisava di imminenti operazione di perquisizioni”. Il rapporto era reciproco tra Cioffi e Fucito tanto che – secondo quanto rivela Lollo – il brigadiere dice al ras del Parco Verde e allo stesso Lollo che sono imminenti i loro arresti. Secondo il Gip, Cioffi avrebbe creato addirittura una squadra a tutela degli interessi del ‘marziano’ e delle sue piazze di spaccio, per avere il controllo di tutte le iniziative investigative che si facevano in quella zona. E Fucito paga, paga tanti soldi a Cioffi, tanto che ad un certo punto chiede ai suoi uomini di autotassarsi per pagare il brigadiere, visto che delle sue ‘soffiate’ si avvantaggiavano tutti.
Nel novembre dello scorso anno, gli inquirenti ascoltano una conversazione che li lascia allibiti. Lazzaro Cioffi, Marcolino, è in licenza dal servizio per motivi di salute, quando viene effettuata una perquisizione nel Parco Verde, proprio ad opera dei componenti della squadra dei carabinieri guidata da Cioffi. L’obiettivo è un soggetto che, secondo una fonte confidenziale, ha dello stupefacente in casa. Fucito viene informato e chiede immediatamente l’intervento di Marcolino affinchè distragga i suoi uomini e permetta alla donna di entrare in casa e far sparire il danaro che custodisce per conto del ‘Selvaggio’ suo debitore per l’acquisto di cocaina. Cioffi però, già nel mirino, non riesce nel suo intento ed è furioso per l’iniziativa assunta dai suoi colleghi senza preavviso. “Io stavo incazzato, adesso sto come un pazzo” si sente in un’intercettazione. Dice che i suoi colleghi si stanno comportando da ”infami”: “sono pure infami stanno aspettando che me ne andavo io, perché devono stare solo a te incompr… i piedi hai capito…Raffaele, l’ho sempre detto io”.
Ritornato a casa, Cioffi racconta quanto accaduto alla moglie. Le dice che se questo mese Fucito non gli dà i soldi lo abbandona completamente e si metterà a fare un’altra cosa: “NON FA NIENTE TANTO ORA QUESTO…SE NON MOLLA I SOLDI QUESTO MESE SE NE VA A FARE IN CULO, CHE MI DEVE DARE I SOLDI A ME…MI DEVO METTERE A FARE QUALCHE ALTRA COSA….incompr..”.
Poco dopo a casa di Cioffi si presentano Fucito, con la moglie Veronica e il loro figlioletto, pretendendo di sapere da Cioffi chi è il confidente che ha fatto la soffiata ai suoi carabinieri.
Ma nel corso delle indagini è emerso che sono proprio due militari della squadra di Cioffi, Salvatore e Raffaele, che nel corso di un pranzo a casa del brigadiere gli avevano rivelato delle indagini in corso. A rivelare questo particolare la moglie di Marcolino, Emilia D’Albenzio, finita agli arresti domiciliari, mentre parla con Veronica Zaino, moglie di Fucito. La donna spiega cosa si sono detti il marito con i colleghi, durante il pranzo, tanto che Veronica Zaino è preoccupata che Cioffi possa aver rivelato ai colleghi dell’affare del ristorante a Caserta, acquistato dal marziano per 130mila euro circa, ma ne valeva molto di meno, e intestata ad genero del fratello, Alessandro Iorio (finito ai domiciliari).
Questa l’intercettazione tra le due donne
D’ALBENZIO Emilia: Lo ha rotto col martello, mille pezzi, tolse tutte le schede che aveva e le accese sul fuoco.
ZAINO Veronica: Si mise paura..incompr..
D’ALBENZIO Emilia: Mi ha fatto pulire tutta la casa, i cassetti, ha detto questi ci vengono a perquisire..
ZAINO Veronica: I colleghi che hanno detto Emilia?
D’ALBENZIO Emilia: Hanno detto che lui parla troppo assai, è scemo, ehh Veronica, perché nei telefoni poi li sentono, quello parla troppo assai..
ZAINO Veronica: ..incompr..il ristorante no? Non glielo ha detto ai colleghi?
D’ALBENZIO Emilia: No a loro no, non glielo ba detto, gli ha detto che lui gli ha dato una mano per venderlo, è vero, gli ha fatto conoscere a quello, non gli ha detto del fatto dei soldi, niente, capito?
Rosaria Federico
1.continua
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(nella foto Lazzaro Cioffi)
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