Come faceva il boss dei boss del clan dei Casalesi Michele Zagaria a scegliere un fedelissimo? Uno che gli avrebbe permesso di restare in un bunker sotterraneo per anni e anni nel suo quartiere generale, ovvero Casapesenna nel Casertano? Le risposte la magistratura di Napoli le ha avute dal racconto dei collaboratori di giustizia che via via hanno ricostruito tutti i passaggi che hanno portato alla cattura del super latitante nel 2011 nella villa di Vincenzo Inquieto, i cui fratelli questa mattina sono stati arrestati perche’ considerati gli imprenditori del clan. Dovevano essere innanzitutto incensurati, non girare con le armi, poveri e soprattutto finte vittime della Camorra. Massimiliano Caterino, ex boss ora pentito, nel verbale dell’11 giugno del 2014 racconta che Nicola Inquieto, uno dei due, era stato finanziato da Zagaria “per l’apertura di un negozio di telefonia e gli fece sparare due colpi di pistola nella saracinesca per far credere alle forze dell’ordine che lui era vittima della criminalita’ e di richieste di pizzo”. La messinscena si concluse con una denuncia, imposta dal boss, “contro ignoti”. A casa di Nicola Inquieto, per esempio, il 13 gennaio 2004 i carabinieri trovano un covo sotterraneo al quale si accedeva con un ascensore e dove era nascosto Carmine Zagaria, fratello di Michele. Antonio Iovine, ex capoclan, nel verbale del 2 settembre del 2014 racconta che dopo che fu arrestato “Michele chiamo’ Nicola e lo fece andare in Romania perche’ non voleva piu’ inchieste sulla sua famiglia in quanto aveva deciso di nascondersi dal fratello Vincenzo”. A rendere inevitabile il trasferimento, un litigio che Nicola Inquieto aveva avuto con un ragazzo per strada, che era stato poi ferito a colpi di pistola. Generoso Restina, altro collaboratore di giustizia, nel verbale del 15 maggio 2017 lo spiega ai magistrati: “Zagaria mi racconto’ che Nicola si era sparato con una persona per un litigio per futili motivi. Questa circostanza fece arrabbiare molto Michele perche’ lo aveva esposto a rischi in quanto per suo volere tutti i suoi fiancheggiatori dovevano stare lontani dai fatti di natura delittuosa e, soprattutto, non dovevano possedere assolutamente armi da fuoco – dice il pentito ai pm – Per questo motivo, cosi’ come racconto’ Michele Zagaria, Nicola Inquieto fu picchiato e esiliato in Romania, il paese natale della moglie”.
In Romania si era insediato da anni una sorta di “dipartimento estero” del clan dei Casalesi fazione Zagaria, che, attraverso grossi investimenti nel settore dell’edilizia e la creazione di un vero e proprio network di imprese, poteva contare su capitali pronti a tornare in qualsiasi momento nel Casertano per far fronte ai momenti di difficoltà del clan e ai pagamenti ad affiliati e famiglie di carcerati. E’ quanto ricostruito dagli investigatori della Direzione distrettuale antimafia di Napoli che per anni hanno indagato sulle attività del clan camorristico fuori dal territorio italiano, arrivando oggi all’esecuzione di un’ordinanza emessa dal gip di Napoli ed eseguita da personale della Dia nei confronti dei fratelli Giuseppe e Nicola Inquieto, rispettivamente di 48 e 43 anni. Nicola in particolare era l’uomo del clan in Romania, dove i Casalesi della fazione facente capo a Michele Zagaria avevano messo a punto operazioni imprenditoriali su larga scala, prova ne sia il sequestro di oltre 400 appartamenti ancora in corso di esecuzione.L’interesse del clan sulla Romania, spiegano gli investigatori, è determinato dal fatto che si tratta di un Paese povero ma con una forte crescita del Pil, quest’anno stimata in oltre il 5%, e quindi con grande capacità di espansione in questo caso nel settore delle costruzioni. Un fenomeno analogo a quanto avvenuto in Slovacchia, con l’attenzione della ‘ndrangheta concentrata sul settore dell’allevamento dei bovini. “Le organizzazioni criminali individuano Stati che hanno un Pil in forte crescita – spiegano – e impreparati dal punto di vista della legislazione, a differenza nostra. E’ il caso di molti Paesi dell’Est Europa”. L’indagine conferma inoltre l’esistenza e l’attuale predominanza di un volto “imprenditoriale” del clan dei Casalesi rispetto a quello violento che lo hanno reso noto: “Da 5 anni a Casal di Principe non si verificano omicidi di camorra – ricordano gli investigatori – ma questo non equivale all’esistenza di una situazione di disfatta della camorra sul territorio, affermazione che lascia il tempo che trova”.
(nella foto da sinistra Nicola Inquieto, Vincenzo Inquieto, Michele Zagaria, Carmine Zagaria, Antonio Iovine, Massimiliano Caterino)
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