‘Vorrei avere il piacere di parlare con il procuratore nazionale antimafia dottor Federico Cafiero De Raho per spiegare la mia situazione. Sono stato cacciato dal programma di protezione e nonostante questo vado puntuale ai processi a sostenere le accuse e ora mi arrivano minacce da parte di un boss del rione Sanità che dice che ucciderà mia madre e i miei figli. Ho denunciato la cosa ma nessuno è intervenuto. Perché tutto questo? Perché questo accanimento contro di me?”. A parlare è Giuseppe Misso junior , ex pentito, fratello dello spietato killer Emiliano Zapata Misso e nipote dell’altrettanto famoso Giuseppe Misso ‘o nasone. Ora, uno dei fondatori del clan Misso del rione Sanità, si trova agli arresti domiciliari: sta scontando una condanna per furto e nei mesi scorsi è stato anche denunciato dalla ex moglie per minacce. Ma lui dice di non sentirsi un ex pentito e non vuole arrendersi di fronte a quello che lui definisce “l’abbandono da parte dello Stato”. E poi il suo sfogo e le sue emozioni: “Sono demoralizzato, deluso. Io ho dato la mia vita in mano allo Stato e non penso di meritarmi questo trattamento”. E quando gli si ricorda che ha commesso reati durante il programma di protezione parte in quarta: “E’ vero ho rubato- ammette- ma l’ho fatto per dar da mangiare alla mia figlia. Ci sono persone che durante il programma di protezione hanno commesso omicidi, hanno fondato nuovi clan, hanno spacciato, hanno concordato le deposizioni e nonostante questo hanno continuato a stare nel programma. Potrei fare decine di nomi ed esempi. A me invece no. Sono stato subito cacciato. Perché forse non ho voluto accusare le persone che volevano accusassi? Ho detto sempre e solo la verità,. Il mio calvario è iniziato quando ho cominciato a dire i primi no. Sono dovuto andare a rubare per guadagnare e sono stato cacciato. Mi sono rimboccato le maniche e sono andato avanti. Nonostante questo sono andato sempre puntuale hai processi, mai mancato come teste a un solo processo. Eppure vengo dichiarato ex collaboratore di giustizia. Un paradosso. Si dovrebbero vergognare.Giuseppe Missi ha fatto quello che ha voluto nel programma di protezione, Michelangelo Mazza è uscito dal programma di protezione, si è fatto liquidare e poi ha chiesto di rientrare. Giuseppe Esposito del clan Sarno ha fatto la stessa cosa. Perché a loro si permette di rientrare e a me no? Forse perché non mi sono prestato ad accusare chi volevano? E perché non sono andato in soccorso di pentiti che mentono? Io a volte penso che i pentiti non sono altro che limoni da spremere, essere usati e poi buttati. Ciro Gennaro Spirito, grande accusatore del clan Mazzarella, è stato abbandonato in carcere e si è suicidato. La stessa cosa ha fatto Angelo Ferrara. Io non mi uccido, Ma vorrei parlare con il dottor de Raho per capire il perché di questo trattamento. Voglio capire chi sono e cosa sono per lo Stato Italiano io oggi dopo anni di collaborazione. Ho l’impressione che si stia facendo il gioco del clan Mazzarella che vuole la mia morte. Ma io non mi arrendo. Il mio non e un grido di paura perché io non li temo. Ma perché questo trattamento?”.
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Articolo pubblicato il giorno 24 Aprile 2018 - 21:13